Mia cara Berenice,
ho cominciato la giornata nel miglior modo possibile, schiacciando con una manata contro il muro una zanzara grassa e intontita dopo la notte di bagordi che ha lasciato, da par suo, un’enorme chiazza di sangue sul muro.
Da una parte, ho annotato mentalmente che prima o poi dovrò fare ridipingere. Dall’altra, questo cimitero degli insetti molesti, mappato lungo le mura di casa come su planetario, mi suscita compiacimento e si attaglia alle arie di bullo delle zanzare che uso darmi a Roma.
“Sei stato sulla Tiberina anche ieri sera?”
“Naturalmente”.
“Ma le zanzare non ti mangiano vivo?”
“Le zanzare? Non sapete nemmeno cosa sono, a Roma. In Veneto, abbiamo zanzare (aggiungere iperbole a piacere sul numero e le dimensioni degli insetti veneti, es.: così tante che ci puoi camminare sopra, grosse come un pugno, voluminose come gabbiani)”.
Il tutto con un’aria da Crocodile Dundee che sventola il coltellaccio da caccia. Zampironi? Spray? Roba da donnette.
Un virile saluto.
Stan