Elenco

Mia cara Berenice,

ieri sera, sulla Tiberina, ho visto “Wild Nights with Emily Dickinson” (USA, 2018), dedicato alla vita della celebre poetessa americana.

Te lo consiglio caldamente per una serie di motivi.

  1. I costumi. Tutte quelle stecche, quelle strutture rigide. In una scena, vediamo la protagonista camminare fianco a fianco con la sua attuale amante e futura cognata; a entrambe, gli abiti dell’epoca conferiscono una forma assolutamente triangolare, aliena. Sappiamo quando le donne fossero e siano ancora ingabbiate, ma in quei fotogrammi lo vediamo in senso fisico, letterale.
  2. La base documentale e bibliografica. La regista Madeleine Olnek, come si usa dire proprio negli Stati Uniti, ha fatto i compiti. Il film – girato con il consenso dell’Università di Harvard, titolare dei diritti sull’opera della poetessa – si basa su documenti originali e in parte inediti, comprese le lettere private della Dickinson. Durante i titoli di coda, sullo schermo vengono messi sul tavolo i fogli, l’inchiostro, la grafia della poetessa.
  3. Il messaggio di speranza per ogni aspirante artista. Emily Dickinson, nonostante gli sforzi profusi, non riuscì praticamente a farsi pubblicare in vita, anche a causa del suo stile innovativo (“Non fa rima”, le viene fatto notare), la sua fama è interamente postuma.
  4. Le rivelazioni. Il film evidenzia come il cliché della Emily Dickinson zitella reclusa e perennemente malaticcia, debole di corpo e di nervi, sia stato in gran parte costruito per nascondere l’orientamento omosessuale della poetessa – per nulla represso, oltretutto -, arrivando al punto di falsificare materialmente le sue poesie e lettere d’amore, in modo da farle risultare indirizzate a interlocutori maschili – inesistenti, da qui la leggenda delle affezioni eternamente non corrisposte o addirittura immaginarie.
  5. Lo stile. Nonostante l’occasione ghiottissima, il film evita del tutto di usare accenti e toni sensazionalistici e complottistici che tanta fortuna hanno avuto non solo nei forum delle reti sociali o tra i tavoli dei bar, ma anche in ambiti presuntivamente più elevati e letterari o addirittura filosofici. Mentre si assiste al composto svolgersi delle scene, è impossibile, di questi tempi, non immaginarsi una voce narrante alternativa, spessa e roboante: “Vi sveleremo oggi, a distanza di secoli, uno dei segreti meglio custoditi della storia americana e letteraria, rimuovendo strati e strati di menzogne e documenti falsi ammassati dall’industria letteraria per non offendere i benpensanti e vendere più copie”.

Insomma, spero avrai occasione di vederlo. Ciò mi fa realizzare che, preso com’ero a vantarmi delle bellissime arene estive di Roma (e non ho mai visitato quella sul laghetto dell’EUR), non ti ho mai chiesto se ne siano state approntate a Vienna.

Dunque, ci sono delle arene estive, a Vienna?

Un incuriosito saluto.

Stan

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