Mia cara Berenice,
ieri, con alcuni amici delle mie terre d’origine, ho visitato il Balloon Museum, ricavato a Prati da un deposito dell’ATAC dismesso.
Il museo contiene palloni e palloncini etruschi e romani, con qualche pezzo ellenistico.
A metà circa del percorso espositivo, ai visitatori viene data la possibilità di immergersi nella piscina di palline di plastica usata dalle Vergini Vestali.
L’esperienza è estremamente rilassante, ma ovviamente non può durare all’infinito. Si entra a scaglioni e, terminato il tempo assegnato, una ragazza percorre a passo marziale il bordo della vasca, strappando in modo imperioso i visitatori dalla loro trance e invitandoli a lasciare la sala.
Il piglio deciso di questa giovane professionista mi ha appunto ispirato il racconto che ti allego.
Stan
CLIENTI DIFFICILI
La frenesia ansiosa con cui il pingue Sir Thomas si spogliò, si mise in ginocchio e inchiodò lo sguardo al pavimento fece intuire alla giovane Sienna che c’era qualcosa sotto.
“Che hai combinato?” Lo apostrofò, picchettando la punta del frustino sulla mano guantata.
L’ex Alto Commissario di Sua Maestà Britannica in Botswana non rispose. Sienna fece fischiare il frustino, puntandoglielo alla gola.
“Parla, prima che mi incazzi”.
“Ehm…” Ansimò Sir Thomas. “Avrei una richiesta…”
“Come se fosse una novità”.
“Non ti piacerà…”
“Non mi piace nemmeno vederti, ma devo pagarmi il dottorato. Vai avanti”.
“Ecco, vorrei uno scenario un po’ diverso…”
“Che scenario? Spiegati. Il tassametro corre”.
“Ecco… sai, si invecchia e comincio a trovare tutto questo latex e questa pelle, queste segrete medievali… un po’ pacchiani…”
“È la tua trippa e la tua pelata che sono pacchiane! Però hai ragione, è una cosa pietosa… ma ai tuoi amici pervertiti piace… però per te posso mettere su qualcos’altro, nei limiti del ragionevole… certo, la personalizzazione non è gratis”.
“I soldi non sono un problema, lo sai”.
“Se i soldi non sono un problema, nulla è un problema. Che avevi in mente, pelatone trippone?”
“Be’, ieri sono stato a un vernissage con mia moglie…”
“Povera donna…”
“Povero me! Hai idea di che significhi guardare centinaia e centinaia di foto in bianco e nero di esercizi calligrafici? Però…”
“Però…?”
“C’era questa guardia di sicurezza, questa ragazza… in uniforme con la radiolina… a un certo punto mi ero addormentato in piedi di fronte alla duecentesima foto e mi fa: Sir, anche se è un’apertura notturna, non abbiamo tutta la notte”.
“Povera stella, ha fatto benissimo. Vuoi qualcosa del genere, allora?”
“Se fosse possibile…”
“L’uniforme e la radiolina te le metto in nota spese, te lo dico subito. Non potrò usarle con nessun altro cliente”.
“Va benissimo… e pensavo che, magari, potevamo farlo in qualche museo…”
“In pubblico, vuoi dire?”
“Sì”.
“Ti costerà di più. Indennità di rischio: potrebbe riconoscermi qualcuno”.
“Va bene, va bene!”
“Bene. Ti faccio sapere quando mi sono organizzata”.
“Grazie!”
“Ma guardalo il nostro pacioccone! Contento come un bambino!”
“Da piccolo, la mia tata mi portò al British Museum. Per errore, mi sedetti su un trono azteco o qualcosa del genere…”
“Su un trono azteco? Veramente?”
“Qualcosa del genere”.
“Sei proprio un imbecille genetico. Dovevano affidarti a una dominatrice fin da piccolo”.