Mia cara Berenice,
è sabato mattina e, come mio costume, sono stato al mercato rionale.
A una bancarella di frutta e verdura, un’anziana esercente serviva una cliente e ne rintuzzava le proteste.
“È vecchia? E se è vecchia, in Italia, va bene! Se sei vecchia, in Italia, va bene! Se sei vecchio, ti fanno fare anche il Presidente della Repubblica!”
La signora si riferiva al fatto che, secondo unanimi fonti di stampa, il Parlamento, riunito a Camere unificate, si accingerebbe a conferire un secondo mandato settennale all’ottuagenario Capo dello Stato uscente: esattamente come era già avvenuto per il suo predecessore.
Prima del Presidente Mattarella e del Presidente Napolitano, non c’erano mai stati doppi mandati nella storia della Repubblica Italiana. Entrambi i Presidenti avevano cercato di evitare il secondo incarico, per comprensibili motivi d’età. In entrambi i casi, hanno dovuto prendere atto dell’incapacità del Parlamento di esprimere un altro candidato.
La signora aveva ragione, anche se era un monumento alla gerontocrazia lei stessa, mentre arringava la giovane cliente e un’ancora più giovane cameriera attendeva, silente e con il vassoio in mano, di servirle il caffè al termine della transazione.
La gerontocrazia è considerata un sintomo della stagnazione e della decadenza che investirono l’Unione Sovietica negli ultimi decenti. I Segretari Generali Andropov e Chernenko, nella fase finale dei loro mandati, erano praticamente dei cadaveri ambulanti.
Lo stesso può dirsi dell’immobilismo che, per ben due volte, ha impedito al Parlamento di eleggere un nuovo Presidente. Falliti tentativi di rinnovamento e ostinate controriforme precedettero la caduta, quasi coeva, di due antichi Imperi, quello Ottomano e quello Cinese.
Un preoccupato saluto.
Stan