Ancora sugli eventi in Terra Santa

Mia cara Berenice,

avevo un certo presentimento negativo, nell’inviarti la mia ultima sugli eventi in Terra Santa; eppure, non mi aspettavo una tua reazione così negativa, quasi io fossi un genocida sionista.

Non è stata essa, peraltro, a indurmi a ritornare sulla questione, quanto il post condiviso da un collega Avvocato. Ubi actio ibi jus, processus est actus trium personarum: il diritto è dialettica.

Il collega, tuttavia, ha citato non un giureconsulto, ma il defunto senatore a vita Giulio Andreotti, comunque laureato in Giurisprudenza, già Ministro degli Interni e degli Esteri.

Nel 2006 egli, intervenendo in Senato durante il dibattito sulla guerra in Libano, dichiarò: “Credo che ognuno di noi, se fosse nato in un campo di concentramento e non avesse da cinquant’anni nessuna prospettiva da dare ai figli, sarebbe un terrorista”.

Parole forti e dirette per un uomo dal linguaggio tagliente ma felpato. Parole che, lo confesso, mi hanno sorpreso. Certo, la Prima Repubblica incarnata da Andreotti aveva fama di essere filo-araba, tanto da scontrarsi con gli Stati Uniti – caso più unico che raro – a Sigonella. Andreotti, però, era uomo d’ordine, uomo di ragion di Stato. Un uomo sopravvissuto agli Anni di Piombo, l’uomo che si era rifiutato di negoziare con le Brigate Rosse il rilascio del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.

Eppure, eccolo descrivere la lotta palestinese come una guerra di liberazione.

Questo mi ha fatto riflettere. Esiste un caso, forse unico, in cui il diritto internazionale condona anche atti astrattamente descrivibili come terrorismo, anche operazioni militari mirate contro obiettivi civili: le guerre d’indipendenza coloniali. Durante la guerra d’Algeria, il Fronte di Liberazione Nazionale ordinò espressamente alle sue cellule di prendere di mira obiettivi civili, più molli, meno protetti e presidiati, dal maggiore impatto psicologico e politico.

Possono i Territori palestinesi definirsi una colonia? Sono territori a cui si applica un regime giuridico sostanzialmente diverso da quello del territorio israeliano; lo Stato di Israele non li ha mai annessi, con l’eccezione di Gerusalemme Est, su cui comunque la sovranità israeliana non è ufficialmente riconosciuta. I palestinesi sono assoggettati a uno statuto giuridico diverso e deteriore rispetto a quello dei cittadini israeliani, simile a quello dei sudditi coloniali. I territori sono amministrati da una Potenza straniera, che vi esercita le funzioni di governo.

Vi sono, infine, due forti figure indiziarie.

Alcune parti della Cisgiordania sono governate da Israele in modo indiretto, avvalendosi delle autorità locali dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina-Autorità Nazionale Palestinese-Stato di Palestina: si tratta di un modus operandi tipico delle Potenze coloniali, che alternano amministrazione diretta e indiretta.

Infine, è un atto un programma di colonizzazione, con la moltiplicazione di insediamenti israeliani in territorio palestinese.

Se così fosse, il quadro giuridico cambierebbe completamente e perfino la condanna, pure diffusa a livello internazionale, del lancio di razzi da parte di Hamas risulterebbe ultronea.

Questi, mia cara Berenice, sono i colpi di scena processuali che ci appassionano tanto… e ispirano qualche sprovveduto a studiare Giurisprudenza.

Alla prossima udienza.

Stan

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