Bandierine

Mia cara Berenice,

splendide notizie, sarò lietissimo di vederti nella bella Bolzano; per le mie ferie non dovrebbero esserci particolari problemi.

Capisco che dovrai recarti al funerale di questo… ex militante indipendentista altoatesino, dopotutto il permesso di espatrio ti è stato concesso dalle Autorità austriache proprio a questo titolo.

Io, se non ti dispiace, preferirei non accompagnarti. Umanamente, non conoscevo il defunto, di cui già non ricordo il nome. Inoltre, temo che l’Ufficio Politico della Questura interpreterebbe male la mia presenza e forse, per una volta, non avrebbe torto.

Non fraintendermi, in un certo senso per l’indipendentismo altoatesino io simpatizzo, tanto da dispiacermi che non abbia finito il lavoro, visto l’esorbitante costo giuridico e finanziario dell’autonomia speciale del Trentino Alto Adige.

È proprio vero che, a volte, gli Stati sono disposti a spendere in modo sproporzionato per piantare una bandiera, come la Francia nei suoi Territori Oltremare.

A volte, come dicevo, il costo non è monetario ma morale. Pagine oscure sono state scritte, e prontamente sepolte nei più segreti archivi di Stato, sulla repressione dell’indipendentismo siciliano, nel dopoguerra. Per tenersi sei Contee in Irlanda del Nord, la Gran Bretagna ha composto un intero poema epico di sangue e – letteralmente – merda, lanciata attraverso gli spioncini dai prigionieri internati senza capi d’accusa, talvolta a bordo di navi da guerra.

Comunque, passando ad argomenti più seri, dove si va a cena a Bolzano? Ti sei documentata?

Un impaziente saluto.

Stan

Il fascino discreto della Seconda Guerra Mondiale

Mia cara Berenice,

su una cosa devo dare ragione a tua madre, sono un tipo prevedibile.

Eccomi, di nuovo, sulla lounge di Termini, di nuovo con un libro – almeno in senso lato – sulla Seconda Guerra Mondiale: stavolta, la biografia di Hitler di Antonio Spinosa, continuazione ideale di “M” di Scurati, quest’ultimo ancora orfano di un sequel che ci conduca all’happy ending del ’45.

È curioso quale fascino continui a esercitare l’ultimo grande conflitto.

Sarà che è stata, appunto, l’ultima guerra convenzionale di quelle dimensioni.

Sarà la facilità nel distinguere i buoni dai cattivi, almeno sul fronte occidentale.

Certo i nazisti, con il loro Wagner, le loro scemenze esoteriche, la loro Thule, le loro uniformi nere con la testa di morto e il piede caprino di Himmler, fecero davvero di tutto per diventare degli antagonisti da operetta, degni dei peggiori film di James Bond.

Competizioni sportive a parte, ci sono solo due modi per tenere sveglio mio padre davanti alla TV, a qualunque ora: un western o un film sulla Seconda Guerra Mondiale.

Spero di non aver toccato un tasto troppo dolente per voi austriaci, afflitti a tal riguardo da una crisi di identità – Germania o Austria? Vincitori o vinti? – ben degna delle riflessioni viennesi di Freud.

Tale crisi, oltretutto, estende inevitabilmente le sue propaggini fino ai sudtirolesi, austriaci con il cuore, italiani con il portafogli.

Dopo questa sfilza di carinerie, è con particolare piacere che ti saluto.

Stan