Cavalleria urbana

Mia cara Berenice,

come ti ho già scritto più volte, a Roma i mezzi ATAC non sono mero strumento di locomozione: sono un palcoscenico.

L’altro ieri, sotto i riflettori c’era un ragazzino, a malapena adolescente, imbeccato da due coetanee come un capocomico circondato da ballerine intente a esaltarne la routine.

“Ma ti ricordi quella volta che hai litigato con Tizio e vi siete dati appuntamento per menarve a Marconi?”

Meravigliosa performance evocativa.

Nella mia mente, si è materializzato immediatamente il ragazzo in questione, severamente vestito da duellante ottocentesco. Al capo opposto di Viale Marconi lo attende il rivale, gigantesco, erculeo, nerboruto, baffuto e barbuto.

Le due ragazze, abbigliate da luttuose debuttanti, piangono e si struggono a ridosso di un’aiuola, adagiate su enormi gonne a campane. Lo supplicano di non andare, di non rischiare una vita in boccio che vale più dell’onore, ma egli le ignora e sprezza, prosegue imperterrito, levandosi i guanti, scortato dai padrini.

I duellanti si incontrano a metà strada, dove li attendono l’armaiolo con una valigetta di legno e un maggiore medico degli spahi.

Si scelgono le spade, ne si prova il filo e la flessibilità facendole guizzare nell’aria, come salmoni nel fiume.

All’altro capo della strada, oltre l’ampia carreggiata, la guardia municipale osserva, sotto la tesa del caratteristico cappello a cilindro dell’uniforme, le mani conserte dietro il cinturone; non interverrà, rispetta le antiche leggi del quartiere e le solite stravaganze dei signori.

En garde!

Stan