Di magro

Mia cara Berenice,

oggi ho pranzato al ristorante siciliano di Piazza San Cosimato: risotto con frutti di mare, orata in crosta, caponata.

Bizzarra contraddizione!

Il pesce è considerato un piatto più pregiato della carne, eppure l’obbligo canonico di mangiare di magro il venerdì ha generato proprio la tradizione di portare in tavola i doni del mare.

“Quando don P. era arciprete del Duomo,” raccontava nonna, “davanti alla chiesa c’era quella famosa pescheria, sotto i portici. Ogni venerdì, vedeva la mogli dei signori entrare, tutte ingioiellate, e scegliere il pesce più pregiato. Ne era disgustato: sarebbe stata penitenza, quella?”

Ricordo bene don P., lo intervistai per preparare l’esame di diritto canonico, dato che era il Presidente del Tribunale Ecclesiastico. Fatico a immaginarlo così fautore della lotta di classe, era noto per essere un prete vecchio stampo, fedele al colletto e alla tonaca quando, ormai, i suoi colleghi di provincia erano da tempo passati a informi maglioni scuri. La casa canonica in cui mi ricevette era un moderno appartamento tirato a lucido, con tanto di perpetuo. Va dunque precisato che, a nonna, le signore ingioiellate non piacevano a prescindere dai racconti di don P. o dalle preferenze culinarie dei loro mariti.

In ogni caso, quella che don P. presuntivamente disapprovava era, all’occorrenza, un’arma potente nelle mani del clero.

In “Don Camillo e l’onorevole Peppone” (Italia, 1955) vediamo il parroco e il sindaco (divenuti rispettivamente monsignore e onorevole) brigare nella notte per far ritrovare anonimamente alle Autorità un carro armato, residuato della Seconda Guerra Mondiale, mai denunciato da una famiglia di contadini.

Nel caos che ne segue, don Camillo fa inavvertitamente irruzione in un’altra casa di campagna, i cui occupanti sono pacificamente intenti a cenare. Per distrarli e non destare sospetti, li apostrofa severamente: “Oggi è venerdì, avete mangiato di magro?”

Del resto, il pesce ha un profondo significato mistico fin dai tempi paleocristiani, quando il suo nome greco ichthys si faceva acronimo di Iesous Christos Theou Yios Soter, Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.

Ai giorni nostri, invece, come dicevamo, il pesce è simbolo soprattutto di Mammona: dal crudo e il sushi particolarmente di moda oggi, a classici come l’aragosta, il caviale e le ostriche, queste ultime esponenzialmente potenziate, come un Pokémon al massimo livello evolutivo, dal loro potere perlifero.

In “Si vive solo due volte” di Ian Fleming, la Bond girl è appunto la pescatrice di ostriche Kissy Suzuki. Anche in questo caso, di magro c’è davvero poco, se non l’attrice giapponese Mie Hama, che interpretò la pescatrice nell’omonimo film del 1967.

Un salso saluto.

Stan

Telegramma

Mia cara Berenice,

come ben sai, non sono un grande appassionato di sport, ma in Italia anche i sassi conoscono la storia di come Gino Bartali vinse il Tour del France del 1948 e incarnò la riscossa di un Paese sconfitto e trascinato sull’orlo della guerra civile dall’attentato al segretario generale del Partito Comunista, Palmiro Togliatti.

Ebbene, se dobbiamo inchinarci alla forza di queste suggestioni, allora l’avvenire dell’Italia è ora sul piatto. Mentre ti scrivo, è ricoverato in gravi condizioni all’Ospedale di Siena Alex Zanardi, celebre pilota a cui furono amputate le gambe dopo un tragico incidente sul circuito tedesco del Lausitzring il 15 settembre 2001.

Gambe o non gambe, Zanardi tornò a correre e a vincere, diventando così un simbolo dello sport per disabili, anzi dello sport, anzi un simbolo e basta. Ebbene, ieri questo simbolo ha avuto un grave incidente sulla sua handbike, su una strada di Pienza: è stato travolto, senza colpa dell’autista, da un camion.

E così eccoci di nuovo appesi ai bollettini medici. Si riprenderà Zanardi? Ci riprenderemo noi?

La metafora è fin troppo ovvia, non è il caso che io ci ricami troppo sopra.

Auguri a lui e a noi.

A te, come sempre, il mio saluto.

Stan