Quattro giallisti europei

Mia cara Berenice,

ricordo che tu e tua madre gradivate “Il commissario Montalbano”, prodotto di punta della nostra TV di Stato: per la precisione, tua madre una versione orrendamente doppiata, tu una sottotitolata in inglese.

Quando a me, non ne avevo visto una sola puntata fino a stasera, avendo notato che nel cast c’era Greta Scarano; mi ero perso, infatti, una precedente puntata con Valentina Lodovini.

Di primo acchito, il siciliano ostentato dal nostro inquirente mi ha colto in contropiede, inducendomi a riflettere su quanto siano diffusi, a livello mediatico, le ambientazioni e i vernacoli del Centro-Sud rispetto a quelli del Nord.

Recentemente, nel programma “Una pezza di Lundini”, la comica Emanuela Fanelli ha appunto ironizzato sull’abuso del tema della periferia romana da parte della cinematografia nazionale.

Per quanto riguarda il Nord, il prodotto più famoso dedicato alla Lombardia è probabilmente il canale YouTube “Il Milanese Imbruttito”, che conta quasi mezzo milione di iscritti. Trattasi però di video comico-satirici, in cui Milano si presenta sul proscenio con fare quasi apologetico, come il Mister Cellophane di “Chicago”.

Spostandoci a Nord-Est, l’unico tentativo recente di un certo rilievo è il film “Finché c’è prosecco c’è speranza” (Italia, 2017), tratto dall’omonimo romanzo di Fulvio Ervas (Marcos y Marcos, 2017).

Mi sono perciò immaginato le vicende di tre giallisti, uno siciliano, uno veneto e uno bruxellese, che ambientino i loro romanzi nei rispettivi territori. Il giallista belga, poco dopo, si è riprodotto per gemmazione, sdoppiandosi: ci può stare, dopotutto Poirot era belga e mosse i primi passi nel corpo di polizia di Bruxelles.

Il giallista siciliano è il commendator Orioles, redattore in pensione della TV di Stato, per la quale ha prestato servizio a Roma e a Palermo, volto noto della stampa locale e dei circoli culturali, fugacemente eletto all’Assemblea Regionale negli anni ’90, poco prima del crollo della Prima Repubblica. Sull’onda del successo di Montalbano, crea un clone del commissario, calcando così tanto sul vernacolo da rendere il romanzo quasi impossibile da esportare sul Continente. In compenso, vende facilmente e abbondantemente in Sicilia. Autore prolifico, inanella in pochi anni un’intera collana. Un’emittente locale acquista i diritti per produrre uno sceneggiato, finanziato con i fondi dell’Unione Europea per l’educazione alla legalità.

Il giallista veneto è l’Avv. Donato, giovane legale buttatosi nella politica locale nella speranza di diventare abbastanza noto per aprirsi uno studio proprio. Viene preso in simpatia dal senatore Tandura, che occupò fugacemente un seggio nella Camera alta negli anni ’90, poco prima del crollo del Prima Repubblica, ed è oggi l’intellettuale di riferimento della Lega cittadina. Tandura, durante interminabili cene nella sua villa sui Colli Euganei innaffiate da abbondante vino, catechizza Donato sulla gloriosa storia della Serenissima, inducendolo a scrivere un giallo con inserti in veneto. Pubblicato da un editore specializzato in libri di storia locale con prefazione di Tandura, riesce a vendere qualche migliaio di copie.

Il primo giallista bruxellese è Jan Kokczynska, funzionario a riposo della Commissione che sverna tra Oporto e Varsavia. Il suo romanzo, incentrato su un’indagine transnazionale, vorrebbe essere un apologo sul ruolo dell’integrazione europea. Per documentarsi, tampina una vecchia amica da poco trasferita a Eurojust, magari sperando che da cosa nasca cosa: dopotutto, la moglie l’ha piantato durante i confinamenti. Lo pubblica a sue spese, ma rientra integralmente dei costi vendendolo a ex colleghi e lobbisti.

Il secondo giallista bruxellese è Peter Verbeke, giovane fumettista underground. Le tavole in cui compare “L’ispettore Ponsaers” sono, in realtà, “una deformata e grottesca parodia del giallo”: così almeno le definisce la sua amica Anneleen, durante una presentazione in una galleria d’arte etnica di Sablon. Alla fine, infatti, la soluzione dell’enigma è sempre la stessa: la vittima è morta di noia. Non si sa precisamente quante copie della raccolta siano state vendute, Peter non è tipo da tenere conti. Vive in un centro sociale occupato di Anneessens e il padre è notaio.

Un saluto editoriale.

Stan