“Ora è autonomo!”

Mia cara Berenice,

in una scena del bellissimo film “Le conseguenze dell’amore” (Italia, 2004) di Paolo Sorrentino, un esponente della criminalità organizzata viene freddato in auto. “Da tempo cercava una sua autonomia,” commenta ironico uno dei luogotenenti. “Ora è autonomo!”

Analogo bacio della morte sembra essere l’autonomia cosiddetta “differenziata” che il Governo si appresterebbe a concedere alle Regioni a Statuto Ordinario, almeno stando alla bozza di Disegno di Legge pubblicata dall’agenzia di stampa Adnkronos.

Dal punto di vista sostanziale, l’articolo 116 della Costituzione lascia in partenza pochi spazi di manovra. Non è colpa del Governo, dirai tu… ma lo stesso Governo vorrebbe riformare la Costituzione in senso presidenziale, per cui tanto valeva provvedere in quella sede.

In ogni caso, dal punto di vista procedurale sembra profilarsi un vero e proprio gioco dell’oca.

La Regione interessata delibera l'”atto di iniziativa”.

Il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie avvia il negoziato.

Lo “schema di intesa preliminare” deve essere approvato dal Consiglio dei Ministri in un’apposita riunione a cui viene invitato anche il Governatore della Regione.

Una volta approvato, viene trasmesso alla Conferenza Unificata e alle Camere che procedono all’esame, di nuovo sentendo il Governatore.

A quel punto, il Governo predispone lo “schema di intesa definitivo” e lo trasmette alla Regione per l’approvazione, presumibilmente da parte del Consiglio Regionale; segue nuova approvazione da parte del Consiglio dei Ministri che delibera anche un Disegno di Legge di approvazione dell’intesa.

Il DDL, naturalmente, deve essere a sua volta approvato dalle Camere, che restano padrone di respingerlo o emendarlo. Non è chiaro cosa avvenga in caso di modifiche: l’intesa alla base dell’iter resta valida o l’iter stesso si interrompe per mancanza dei presupposti?

In ogni caso, l’intesa è a tempo determinato e non può durare più di dieci anni, anche se è previsto il tacito rinnovo. In ogni caso, non può essere concretamente attuata nelle materie per cui sono previsti Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) fino alla fissazione dei LEP stessi. Ora, è presumibile che l’ambito di queste materie sia estremamente ampio ed è notorio che la fissazione dei LEP si trascina da anni senza pervenire a risultati concreti.

Posso sbagliarmi, ma credo sarebbe stato più semplice e schietto ripristinare il sistema prefettizio napoleonico e sabaudo.

Un saluto vecchio stampo.

Stan

Ancora sulla caccia

Mia cara Berenice,

non lamentarti della ripetitività dei miei argomenti, che posso farci se sono propheta in patria?

Ti avevo appena illustrato questo tema ed eccolo essere oggetto di nuova fierissima polemica, nella natia Italia. A quanto pare, un conduttore della TV di Stato avrebbe, per due e due volte, esternato alle telecamere opinioni contrarie alla pratica, scatenando la dura reazione della Federazione Italiana della Caccia.

Nella mia ultima, attribuivo alle Regioni la competenza esclusiva in materia di caccia e pesca. Ciononostante, risulta ancora vigente una legge nazionale del 1992 sul “prelievo venatorio” che, dopo aver inquadrato la fauna selvatica come patrimonio indisponibile dello Stato, autorizza la caccia compatibilmente con le esigenze di conservazione e agricole. Sopravvive inoltre, almeno sulla carta, il Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale, mentre l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica è confluito nell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Le legge, poi, vieta recisamente l’uccellaggione, limita rigidamente l’inanellamento e l’utilizzo di richiami vivi, regola la tassidermia, istituisce la Zona Faunistica delle Alpi, precisa che “l’attività venatoria si svolge per una concessione che lo Stato rilascia ai cittadini”, regolamenta minutamente fucili, bossoli e munizioni, indirizza in modo penetrante l’attività amministrativa delle Regioni in materia.

Insomma, in Italia una competenza esclusiva è come il matrimonio di Lady Diana: piuttosto affollata.

Un promiscuo saluto.

Stan

Le urne

Mia cara Berenice,

il prossimo fine settimana si vota.

In Veneto per il Governatorato, in tutta Italia per un referendum costituzionale confermativo.

“Volete voi,” verrà chiesto plebiscitariamente agli italiani, “ridurre il numero dei parlamentari?”

Il quesito si riferisce ai membri del Parlamento nazionale, attualmente composto da quasi mille fra deputati e senatori.

Come puoi immaginare, il “sì” è in ampio vantaggio, ma il fronte del “no” sta rimontando, capitanato da giuristi e intellettuali di peso.

No, non ti dico come voterò. Come Bruto, non voglio offendere quegli uomini d’onore.

Molto meno controverse le elezioni nelle Venezie, dove il Governatore uscente riceverà così tanti voti che potrà farsi proclamare Doge o addirittura Imperatore d’Oriente – pare siano bizantine, infatti, le origini della Serenissima.

Non è ancora vacante, invece, la poltrona assisa sul Campidoglio, con i maggiori partiti ancora alla ricerca di un candidato da contrapporre al Sindaco uscente.

Per il Partito Democratico, si fa il nome di Monica Cirinnà, la parlamentare prima firmataria della legge che ha riconosciuto giuridicamente le convivenze more uxorio e le unioni omosessuali.

Fu una dura battaglia che richiese anche i voti di un partitino cattolico.

In Italia non ci si annoia mai.

Un patriottico saluto.

Stan