Mia cara Berenice,
sarà un caso, ma per la terza volta mi vedo a costretto a ritornare sul rapporto fra realtà e fantasia, fra realtà e finzione, fra realtà e narrazione.
La letteratura e il cinema sono pieni di portali, soglie che conducono su un altro mondo: la Caverna delle Meraviglie, la tana del Bianconiglio, l’armadio di Narnia, lo Stargate, la Nona Porta di Roman Polanski, la pillola rossa, e potrei continuare. I racconti di Dino Buzzati sono tappezzati di porte riposte, ignorate dal protagonista che, se invece le varcasse, finirebbe immerso in beatitudini innominabili, in un paradiso modellato a sua immagine a somiglianza dalla notte dei tempi. “E il padrone ti spiegherà che ti aspettava da lunghissimo tempo: per te la casa, la ragazza del pianoforte, l’usignolo notturno, altre risorse”.
Ebbene, in tali portali mistici e interdimensionali non è così difficile imbattersi.
Ti iscrivi a un’agenzia interinale per trovare un lavoretto estivo. Due distintissime e graziose signorine, cartelle sottobraccio, ti accompagnano al cartificio della vicina Zona Industriale. La facciata è accattivante, ergonomica, dai colori chiari e vivaci. C’è perfino l’abitazione dei custodi e, dallo sportello accanto alla sbarra, una signora gioviale conversa con te sui tuoi studi giuridici e su qualche compagno di corso. Negli uffici amministrativi vieni introdotto dalle due signorine a un direttore tecnico e a una direttrice delle risorse umane, vieni sottoposto a un colloquio completo e approfondito. Già lunedì potrai presentarti al lavoro.
Alcuni scambi di battute con il direttore tecnico ti avevano messo sul chi vive, ma non per questo l’ingresso del capannone perde le sue proprietà iperspaziali. Sulla pavimentazione di cemento si sono accumulati secoli di sporco – di quello che, nel vernacolo locale, si chiama “cragna” -, le macchine del cartonificio – che tu ingenuamente avevi immaginato sorelle maggiori della tua stampante a getto d’inchiostro – ricordano molto da vicino i torchi a caratteri mobili usati nel XV secolo per diffondere la Parola della Bibbia.
Molti anni dopo, vieni invitato a tenere un seminario in uno storico e prestigioso Liceo di Roma. Vieni accolto in una splendida sala antica, sui cui vetusti scaffali sono esposti antichi e arcani manufatti scientifici. Anche in questo caso, la Porta si fa preannunciare da un presagio sottile: dopo esserti seduto al tavolo riservato agli oratori, noti che i ponderosi volumi alle tue spalle sono finti.
La Porta si spalanca durante la pausa pranzo, quando, con il piatto del buffet in mano, cominci a girellare pigramente nel corridoio adiacente al salone. Senza farci caso, prosegui per un paio di metri – non di più – e, sulla tua destra, qualcuno ha lasciato aperta la porta di un’aula. Un sguardo rapidissimo e ozioso, quasi involontario, ti rivela una stanza terremotata, bucherellata da raffiche di mitra, devastata, il cui unico lato positivo è la capacità di superare la polemica sull’affissione del crocifisso nelle aule per mera mancanza di pareti. Speri di trovarti in un’aula dismessa o in corso di ristrutturazione, ma – ahimè – alcuni particolari inequivocabili – l’orario affisso sullo stipite, le scritte sulla lavagna, qualche oggetto dimenticato sui banchi – dicono che quella classe è ancora in uso.
Non sempre, però, i portali conducono agli Inferi.
Può capitare, ad esempio, che tu stia facendo una scampagnata in montagna e ti ritrovi in un classico paesino del Trentino Alto Adige/Sudtirolo: tirato a lucido, generosamente concimato di fondi europei e provinciali, traboccante di paccottiglia per turisti.
Ebbene, proprio lì, fra le vetrine di articoli in legno, gli alimentari di speck sottovuoto, la folla di chiassosi gitanti, ecco aprirsi la porta di un’antica chiesa, simile all’antro oscuro di un forno. In quell’oscurità, pulsa un candeliere votivo in ferro battuto completamente ricoperto di lumini accesi, veri lumini di cera le cui fiammelle oscillano impercettibilmente nella debole aria estiva. Ti vengono in mente certi cimiteri che ancora trovi abbracciati alle chiese delle Alpi o dell’Austria, con le croci in ferro battuto che, con le loro silhouette così chiare e nette, simili a un timbro a secco, paiono promettere la resurrezione con la stessa autorevolezza di un certificato anagrafico: “Carl Jürgens, morto il 27 giugno 2021, risorto in pari data. In fede”.
Un ossequiente saluto.
Stan
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