Sui corpi di polizia e gendarmeria

Mia cara Berenice,

Brasilia, la capitale da molti considerata artificiosa e artificiale, una cattedrale nel deserto, ha finalmente avuto il suo momento di gloria, ma non nel modo auspicato. Sostenitori del Presidente uscente, disconoscendo l’esito delle elezioni, hanno preso d’assalto le sedi delle Istituzioni federali. Dalle immagini diffuse dalla stampa internazionale, sembrano meno pittoreschi e probabilmente meno armati dei loro colleghi americani del Campidoglio, ma hanno comunque cagionato danni notevoli prima di essere sgomberati; inoltre, la loro condotta è suscettibile di causare conseguenze più gravi, nel clima rovente dell’America Latina.

A dimostrazione che, nonostante le evidenti analogie, Brasilia e il Campidoglio di Washington sorgono a diverse latitudini, nel Paese sudamericano l’assalto ha un risvolto del tutto assente negli USA: il ruolo delle Forze Armate, abituate a fare politica attiva. Molti alti ufficiali hanno appoggiato pubblicamente il Presidente uscente, mentre sotto la lente è finita la diligenza o negligenza con cui la Polizia Militare ha gestito l’ordine pubblico a Brasilia.

Anche in Brasile, come in Italia, una parte rilevante delle funzioni di polizia è affidata a un corpo a ordinamento militare, una gendarmeria. Tale soluzione, molto diffusa nei Paesi di tradizione latina e socialista, è invece evitata nei Paesi anglosassoni. In generale, si ritiene che corpi di polizia a ordinamento civile offrano maggiori garanzie al cittadino e siano più adatti alle attività investigative e scientifiche. In realtà, essi tendono a mutuare dai corpi militari uniformi, gradi e gerarchia, oltre a non essere affatto esenti da abusi, come dimostra l’esperienza americana. Quando a indagini tradizionali e scientifiche, esistono unità di punta anche in molte gendarmerie, come l’Arma dei Carabinieri italiana.

Proprio per questo, però, qualcuno si chiede a cosa servano le gendarmerie, che finiscono col sovrapporsi ai corpi di polizia civili. In alcuni Stati, come in Italia, si tenta un approssimativo riparto di competenze su base geografica, riservando alla gendarmeria le zone rurali; ma ciò avviene solo in via tendenziale e, comunque, nelle città polizia e gendarmeria lavorano gomito a gomito.

Ciononostante, le gendarmerie sono state rivalutate per la loro utilità nelle missioni internazionali, dove risultano meno invasive di unità militari tradizionali e meglio equipaggiate della polizia civile. Per questo è stata istituito – tristemente, al di fuori dei meccanismi dell’Unione Europea – il Corpo di Gendarmeria Europeo, composto da gendarmi francesi, italiani, olandesi, polacchi, portoghesi, romeni, spagnoli, lituani e turchi, con comando centrale a Vicenza.

Un marziale saluto.

Stan

Poliziesco antivaccinista

Mia cara Berenice,

mentre in Italia infuria la guerra civile tra governativi e antivaccinisti, un tocco di teatralità è stato aggiunto dalla circolare con cui il Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza ha disposto che agli agenti non vaccinati vengano ritirati distintivo, pistola e manette.

Non sembra di essere in un film americano?

Ho provato a immaginare come questo scenario potrebbe eccitare la fantasia surriscaldata e le manie di persecuzione degli antivaccinisti.

Un saluto.

Stan

TRE MINUTI DOPO LA MEZZANOTTE

COMANDO CARABINIERI PER LA TUTELA DELLA SALUTE – ROMA

SALA DEGLI INTERROGATORI N. 6

Tutto, in quel mondo ermetico, era improntato a sobrietà spartana, in equilibrio precario tra austerità militare e spenta sciatteria statale. Su quello sfondo, il grande cattedratico e il principe del foro, con i loro abiti morbidi e variopinti, superbamente tagliati, spiccavano come due cartoni animati vomitati nella vita reale da qualche vortice dimensionale.

“Io sono venuto, signor maresciallo,” surrurrò, in tono di degnazione, il principe del foro. “Dov’è il magistrato?”

Il maresciallo ispettore Lusi inarcò le sopracciglia folte: “Che c’è, avvocato… non sono di grado sufficientemente elevato per interloquire con lei?”

“Conosce le regole quanto me, maresciallo,” sogghignò il principe del foro, incrociando le braccia. “Come so benissimo perché qui non ci sono i suoi superiori”.

Lusi si chinò attraverso il tavolo: “Lei sa un sacco di cose… ma conosce la matematica?”

Pronunciando l’ultima parola, lambì con le nocche della mano destra un plico di carte posizionato al centro del tavolo.

“La conosco io,” intervenne il luminare, in tono brusco e secco, riconoscendo nel documento un articolo accademico che portava la sua firma.

“Vedo che questo testo le è familiare,” sorrise Lusi, sollevando il plico tra le mani. “Questo è il suo articolo, pubblicato sulle più prestigiose riviste scientifiche, in favore della vaccinazione dei bambini. Com’è che conclude? Aspetti… ‘i benefici superano di gran lunga rischi i rischi’,” lesse il carabiniere dall’abstract.

“E confermo,” tagliò corto autorevolmente il cattedratico.

Lentamente, Lusi aprì il plico, rilegato ad anelli, in corrispondenza di una cartella fitta di tabelle, dati ed equazioni, seminata di crocette e correzioni appuntate in inchiostro rosso brillante. Il luminare lesse e rilesse il suo stesso testo, soffermandosi sui segni rossi, più e più volte, impallidendo crescentemente.

“Si sente bene, professore?” Ironizzò il carabiniere.

“Chi… chi ha fatto questi calcoli?” Balbettò il cattedratico.

Il sorriso sul volto del maresciallo si spense, mentre un treno di immagini luminose gli attraversava la mente a tutta velocità.

Una bambina.

Un’iniezione.

Uno sguardo spento.

Una madre che le sventola le dita davanti agli occhi.

Dita infantili che scrivono freneticamente sui muri di una cameretta.

Numeri e cifre.

Il maresciallo si riscosse: “Temo di non poterglielo dire”.

Il principe del foro posò una mano rugosa su quella nodosa del suo assistito.

“Attilio,” gli ingiunse dolcemente, “non dire nulla”.

Il cattedratico scosse leggermente la testa.

Lusi sorrise: “È tutto inutile… sono i numeri che parlano… anzi, che cantano… vero, professore? La musica dei numeri. Mi sono preso la libertà di visionare, su Internet, il video di qualche sua lezione. Si vede che lei la passione, la vocazione ce l’ha… è come me. Solo che io sono uno stronzo di maresciallo dei NAS e lei è un docente universitario di fama mondiale, per cui Big Pharma le ha sganciato addosso tanti di quei soldi dall’elicottero da seppellire la sua passione. Non la biasimo, di fronte a cifre del genere,” il maresciallo posò sul tavolo degli estratti conto, “anch’io avrei ceduto, professore… e poi, anche questa è musica dei numeri, no?”

Il principe del foro si alzò di scatto, scuotendo il suo sacco d’ossa e afferrando per il gomito il cattedratico che, tuttavia, rimase seduto, fissando Lusi dritto negli occhi: “La mia confessione per il nome di chi ha fatto questi calcoli”.

“L’avete creata voi, pensi”.

“Allora?”

“Va bene”.

Attraverso il finto specchio, Lusi fece un cenno a un appuntato che accorse nella stanza a disporre un computer portatile sul tavolo. Pestando la tastiera in equilibrio precario sui due faldoni di carte, Lusi aprì My Law Enforcement, il software di servizio, e cominciò a riempire il verbale precompilato. Le sue dita danzavano gioiosamente sui tasti e non impiegò molto tempo, ma, al momento di cliccare su “Salva”, dagli altoparlanti uscì un gracchiare molesto, mentre sullo schermo compariva una stringa alfanumerica inintelliggibile. Lusi ritentò l’operazione più volte, senza successo.

“Ma che cazz…”

“Qualche problema?” Si informò l’avvocato.

“No, no, solo ‘sto programma del cazzo… ‘sti appalti… non c’è una volta che non si facciano fregare…”

“Il software sta facendo solo il suo lavoro, Lusi!” Era la voce baritonale del colonnello, improvvisamente comparso sulla soglia della saletta, affiancato dal magistrato; alle loro spalle, con espressione imbarazzata e colpevole, l’appuntato.

Lusi si alzò: “Colonnello, dottore, buonasera”.

“Buonasera a lei, maresciallo a disposizione Lusi!”

“A disposizione?”

Il colonnello alzò il polso, sfoggiando il quadrante del costoso orologio: “Forse non ha fatto caso a che ore sono”.

Lusi allargò leggermente le braccia e sollevò il mento: “La mezzanotte e cinque, perché?”

“La mezzanotte e tre,” rettificò il colonnello, “ma, legalmente, è la stessa cosa. A mezzanotte di oggi è entrato in vigore l’obbligo di vaccinazione per gli agenti di Polizia Giudiziaria e di Pubblica Sicurezza, con effetto immediato e sotto pena di sospensione automatica. Voglia favorire pistola, tesserino e manette, cortesemente… e, prima di smontare dal servizio, lasci l’uniforme in spogliatorio. Grazie”.

Lusi alzò le mani guantate: “E sia. Me ne vado. Appuntato, raccolga lei la confessione del professore”.

“L’appuntato la scorterà fuori,” sogghignò il colonnello. “Qui subentriamo noi”.

Si sa che gendarmi e carabinieri

Mia cara Berenice,

oggi, aspettando che M. mi raggiungesse a Termini, ho visitato la vicina Basilica di Santa Maria Maggiore.

Sul sagrato erano montati tre gazebi, uno dell’Esercito e due della Polizia di Stato. Accostatomi a uno di questi ultimi, sono stato accolto da un agente dietro al banco di un metal detector.

“Prego…”

“Devo far passare…”

“Prego, prego!”

Uscendo, torno allo stesso gazebo.

“L’uscita sarebbe dall’altra parte, ma prego…”

“No, no, non si preoccupi, vado di là”.

A pranzo, con M., il discorso è caduto su quella ragazza italo-marocchina arrestata nel Paese africano per blasfemia.

“Era stato spiccato un mandato di cattura a suo carico da quattro anni: in aeroporto l’hanno intercettata subito”.

“Certo. Per esempio, in Marocco, non pagare gli alimenti all’ex coniuge è un reato e, se metti piede in aeroporto, ti arrestano immediatamente. Quando mio fratello è tornato in Marocco, mio padre gli ha raccomandato di portarsi dietro le ricevute dei pagamenti, tradotte e legalizzate. In aeroporto, i poliziotti l’hanno portato in una stanza, hanno visionato le ricevute e l’hanno lasciato andare… be’, dopo aver ricevuto cinquanta euro ‘per un caffè’…”

“Funzionava così anche in Venezuela; lì, cinquanta euro sono un piccolo tesoro”.

Il caffè l’ho sorbito anch’io, come i poliziotti marocchini, poi ho accompagnato M. ai tornelli della Metro.

Compiuta la missione, mi sono posto il problema di come uscire. Sulle scale da cui eravamo scesi campeggiava la scritta “Vietato l’accesso”, minacciosamente pattugliata da due militari. L’unica alternativa, un ascensore per la piazza sovrastante, era fuori servizio.

Dopo una infruttuosa ricognizione, mi sono deciso a rivolgermi al soldato più vicino.

“Mi scusi, dovrei uscire”.

“Prego!” Si è stupito, accennando col fucile mitragliatore alle scale interdette.

Mentre ti scrivo, è esploso lo scandalo dei pestaggi e delle torture inflitti ai detenuti del carcere Santa Maria Capua Vetere durante il primo confinamento.

In Gran Bretagna, la Procura per l’Irlanda del Nord ha deciso il non luogo a procedere nei confronti dei parà accusati di aver sparato ad altezza d’uomo durante la Domenica di Sangue di Londonderry del 1972.

Un saluto canticchiando De Andrè.

Stan