Mia cara Berenice,
parliamo di pandemia ed elezioni… “pandemia e urne” sarebbe stato più elegante, ma al tempo stesso di cattivo gusto.
In alcuni Paesi, le elezioni sono state sospese e rinviate, ma è ovvio che ciò non può avvenire all’infinito senza pregiudicare la democrazia.
Oggi e domani, in Italia, si vota per alcune importanti elezioni amministrative e per un referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari.
La posta in gioco è relativamente alta, eppure si teme una bassa affluenza, soprattutto da parte degli anziani, ma anche Presidenti di seggio e scrutatori stanno dando forfait.
Chi è in quarantena ha il diritto di votare da casa e il Partito Radicale, veterano delle battaglie civili, preme per estendere questa modalità.
Non è però così semplice. Negli Stati Uniti, dove il voto postale è molto più diffuso, esso si sta dimostrando oltremodo controverso.
Personalmente, mi viene da pensare che la presenza fisica dell’elettore nel seggio non garantisca poi molto da frodi e corruttele.
Più in generale, starò invecchiando, ma tutto mi sembra una tempesta in un bicchiere d’acqua.
Prendi, ad esempio, la diminuzione del numero di parlamentari a cui ti accennavo. A me pare una sforbiciata innocua – poco utile, ma innocua -, eppure sono praticamente il solo ad avere questa opinione nella mia bolla sociale, al cui interno tutti si profondono in panegirici su democrazia e rappresentatività, antipolitica e populismo. Analogo orientamento a senso unico riscontro sulla stampa, almeno quella che compulso abitualmente io.
Pensare che a voi pareva complicato amministrare l’Impero Austro-Ungarico.
Il solito nostalgico saluto.
Stan