Fine orecchio musicale

Mia cara Berenice,

qui a Bruxelles è tempo di feste virtuali.

Prima quella della mia Unità, poi quella dei funzionari nazionali distaccati presso la Commissione.

Questi ultimi hanno organizzato un quiz che contemplava una sezione musicale, così facendo emergere la mia totale, assoluta, congenita mancanza di orecchio.

Ricordi quando, per fare colpo, ti portai a quel concerto di pianoforte nei Fori Imperiali e mi addormentai, costringendoti a dare di gomito?

Bene, ti basti sapere che le canzoni da indovinare erano tutte anglosassoni, eppure io, in un caso, diedi come soluzione “Fatti mandare dalla mamma” di Gianni Morandi.

Pare che anche Caterina la Grande soffrisse del mio stesso orecchio pigro.

Mi chiedo se fosse un handicap più grave ai suoi tempi o in quelli della mia adolescenza, quando i miei compagni di liceo si accapigliavano per stabilire se il primato sulla Cristianità spettasse agli Oasis o ai Blur.

C’era a T., sul lungofiume, un famoso negozio di CD e vinili. Devo ammettere che quei luoghi erano e restano imbevuti di un’aura a cui perfino io ero, e sono, sensibile. A T., per l’appunto, mi aggiravo fra le rastrelliere di CD, rimirando copertine a caso in attesa che D. finisse la sua esplorazione, quando mi imbattei di colpo nella bellissima sorella di un mio amico che mi sussurrò all’orecchio: “Non dire ai miei che mi hai visto qui”.

Se non è magia questa…

Un saluto andante.

Stan