Ninnananna

Mia cara Berenice,

ieri sera sono stato con M. a un concerto jazz e blues dalle sue parti, in una traversa di via della Conciliazione. Prendendo posto, abbiamo notato una ragazza con un passeggino.

“Probabilmente la moglie o la compagna di qualche membro della band… ma come farà il bambino a sopportare il rumore?”

Sì, non ci siamo fatti gli affari nostri, lo ammetto, ma l’interrogativo sorgeva spontaneo. Il locale era piccolo e raccolto; viene usato anche come teatro, perciò l’acustica doveva essere potente. Sul palco, avvolta di luce dorata, incombeva la tacita minaccia di una batteria.

Poco dopo, mentre la presentatrice introduceva il concerto, la ragazza ha estratto il bambino dalla culla e gli ha infilato un paio di grosse cuffie di stoffa su misura e, mentre il padre si esibiva sul palco, il figlio gli ha fatto da contraltare con un impeccabile tacet.

L’episodio mi ha riportato a tanti anni fa, in un fumoso jazz club di C., con D. Altra ragazza ai tavolini, altro passeggino. Se entrarono in azione delle cuffie non lo ricordo, ma la madre si infilò un chiodo, saltò sul palco e si impossessò del microfono, i neri capelli corti, bellissima.

Ninna nanna, ninna o, questo bimbo a chi lo do.

Stan

P.S.: Non mi sono addormentato durante il concerto.