Il neofascismo in Italia

Mia cara Berenice,

ti interroghi, forse in modo fin troppo angoscioso, sull’esistenza e sulla diffusione del neofascismo in Italia.

In effetti, fino al 2006, è stato rappresentato in Parlamento il Movimento Sociale Fiamma Tricolore che raccoglieva l’ala dura del Movimento Sociale Italiano, storico partito politico sciolto nel 1995 ed esplicitamente ispirato alla Repubblica Sociale Italiana fascista e al precedente regime. Non sono riuscito a mettere le mani sugli statuti originali degli anni ’40, ma uno del 1985 interdiva significativamente l’iscrizione a “coloro che abbiano tradito l’Italia, venendo meno al loro dovere di cittadini e di soldati”: un riferimento, nemmeno troppo velato, ai fatti del 1943.

Oggi il neofascismo è scomparso, almeno ufficialmente, dal Parlamento, ma non dai vicoli e dalle piazze, né dalla Relazione dei Servizi Segreti al Parlamento del 2020. I predetti Servizi non sembrano, peraltro, particolarmente preoccupati, dedicando alla “destra radicale” l’ultimissimo paragrafo del documento, dopo le “crisi regionali”, le “minacce all’economia nazionale”, la “minaccia cibernetica”, la “minaccia ibrida”, il “terrorismo jihadista”, l'”immigrazione clandestina”, la “criminalità organizzata”, l'”anarco-insurrezionalismo”, i “circuiti marxisti-leninisti” e il “movimento antagonista”. Al di là della collocazione topografica, i Servizi descrivono, quasi con una punta di commiserazione, un’estrema destra “alle prese con i cronici dissidi interni e disegni evolutivi”.

Sulla stessa linea, in buona sostanza, il Professor Giovanni Orsina, Direttore della LUISS School of Government. Orsina, intervistato dall’Huffington Post, parla di “piccole minoranze”, “gruppuscoli”, “numeri molto piccoli”, “minoranze infime”: per questo, lo scioglimento di Forza Nuova, invocato da molti dopo i recenti fatti di Roma, sarebbe “un segnale non di forza ma di debolezza”.

Potrebbe avere ragione oppure torto, ma di certo nelle considerazioni del Governo avranno il loro peso i problemi di attuazione che ha sempre posto la XII Disposizione Transitoria e Finale della Costituzione, secondo cui “è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

Per attuare la XII Disposizione nel 1952 è stata promulgata la Legge Scelba, il cui articolo 3, dedicato allo scioglimento delle organizzazioni neofasciste, è francamente mal formulato.

Il primo comma, infatti, attribuisce al Ministro degli Interni il potere di sciogliere le organizzazioni “qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista”. Non è chiaro se la sentenza debba o meno essere passata in giudicato. Non è chiaro nemmeno quale debba essere l’oggetto dell’accertamento: è sufficiente, ad esempio, la condanna per ricostituzione del partito fascista inflitta a un dirigente dell’organizzazione? In ogni caso, se si deve attendere il pronunciamento dell’Autorità giudiziaria, tanto vale far sciogliere l’organizzazione direttamente da quest’ultima.

Il secondo comma prevede che, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo possa disporre lo scioglimento e la confisca dei beni con decreto-legge. Una norma inutile, dato che il potere di legiferare per decreto viene attribuito al Governo direttamente dalla Costituzione. Un decreto di questo tipo, oltretutto, rientrerebbe nel discusso novero delle leggi provvedimento e rischierebbe, per questo e altri motivi, censure di incostituzionalità.

Spiragli più interessanti potrebbe offrire la legge del 2001 che introduce, per le persone giuridiche anche non riconosciute, una responsabilità penale sostanzialmente analoga a quella classica delle persone fisiche. La persona giuridica risponde in proprio di una serie di reati, fra cui quelli di eversione, ove commessi “nel suo interesse o a sua vantaggio” dalle persone che ne compongono la gerarchia interna.

Le pene hanno carattere patrimoniale, fino alla confisca dei beni, e interdittivo.

Non è previsto lo scioglimento, ma non mi pare una lacuna così grave. L’ente sciolto, infatti, si può ricostituire dopo poche ore con una scrittura privata, mentre i soldi, una volta pagati all’Erario, non tornano indietro.

Un saluto.

Stan