Dal Direttore Generale

Mia cara Berenice,

stamane, il mio arrivo al Ministero è stato piuttosto avventuroso.

In primis, l’antennista. Avrebbe dovuto finire il lavoro già ieri, il mio turno di lavoro agile, ma la porta della centralina era chiusa a chiave e il condomino ex amministratore in possesso della predetta chiave assente. Quindi è dovuto tornare stamattina, ma il percorso tra la centralina e l’antenna era più lungo di quanto preventivato e concordato, ergo è dovuto rientrare in sede a prendere un altro cavo.

Effettuato finalmente l’intervento – a detta dell’antennista inutile, ma deliberato dal condominio – e verificato il corretto funzionamento del televisore, ho potuto finalmente prendere l’autobus sostitutivo.

A bordo del prelodato autobus, una donna e una ragazza, all’altezza di Viale di Trastevere, hanno avuto un violento alterco legato alle mascherine. Sono intervenuti prima l’autista, poi una pattuglia dei carabinieri posizionata a bordo strada. Finalmente, dis adiuvantibus, sono arrivato in ufficio.

Era tempo, perché il Direttore Generale aveva convocato una riunione per mezzogiorno.

Anche le riunioni dal nostro Direttore Generale sono avventurose, e non solo per lo scarso preavviso con cui vengono convocate dalla Segreteria.

L’ultima volta, il suo sguardo indagatore ha cancellato dalla mia mente il PIN del Bancomat; per fortuna, l’app della banca consente di recuperarlo in tempo reale.

In compenso, prima di uscire ho attinto a una scatola di torroncini ricoperti di cioccolato.

Un altalenante saluto.

Stan

Lo Sceriffo

Mia cara Berenice,

sto guardando un film western e il passo cadenzato degli speroni mi ricorda quello dell’uomo elegante e allampanato che, proprio oggi, percorreva con sicumera lenta e vagamente minacciosa i corridoi del Ministero.

Lo Sceriffo, il funzionario dell’Ufficio del Consegnatario.

Consegnatario, chi era costui?

Apri un manuale di diritto amministrativo o di contabilità pubblica e scoprirai che si tratta di un funzionario o dirigente preposto, in ciascun ente, all’inventario e nella custodia dei beni mobili.

Nella prassi, spesso diventa il gestore amministrativo dell’intera infrastruttura fisica dell’ente. Al Ministero, per esempio, ha il temutissimo potere di assegnare le stanze, ragion per cui la comparsa sua o dei suoi emissari nei corridoi genera invariabilmente un sacro terrore.

Vennero l’ultima volta all’inizio del 2020, quando il Governo decise che il Dipartimento dell’Università e della Ricerca doveva essere eletto a Ministero. Bisognava quindi trovare posto per Ministro, Segretario Generale, Gabinetto e Ufficio Stampa.

Torna ora, quando si sta mettendo in piedi la Struttura di Missione che dovrà gestire, all’interno del Ministero, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con l’immissione di forze fresche appositamente assunte a tempo determinato.

Si affaccia alla mia porta. Io rimango impassibile come il giocatore di poker al tavolo d’angolo del saloon. Di fronte a me si erge, ingombrante e maestosa, la scrivania del collega da poco andato in pensione. Alla mia sinistra, un’ulteriore postazione di appoggio, generalmente utilizzata per posare fascicoli particolarmente voluminosi.

Sosteniamo l’uno lo sguardo dell’altro. Con la penna, indica il solo tavolino d’appoggio.

“È libero quello?”

“Quello è libero, ma non so se sia adatto come postazione, sinceramente. Non è nemmeno dotato di presa Ethernet”.

Non risponde, se ne va. Sorveglio discretamente i suoi movimenti dallo stipite della porta, finché non scompare oltre la curva a gomito del corridoio che conduce verso il Dipartimento del Personale Scolastico.

Seguo le sue tracce, fermandomi nella stanza delle stagiste.

“È passato il funzionario dell’Ufficio del Consegnatario?” Le interrogo.

“Sì”.

“Che gli avete detto?”

“Che noi siamo stagiste, ma che la stanza è usata anche da ulteriore personale esterno”.

“Brave!”

La mensa del Ministero è una scuola di vita, si impara in fretta, basta orecchiare.

Non è ancora finita, però. Ti terrò aggiornata. Se non hai più mie notizie, telegrafa al Governatore Territoriale o al Comandante di Fort Mercer.

Un saluto sioux.

Stan

Dolce & Gabbana set

Mia cara Berenice,

ieri sera ho portato a cena a Trastevere un gruppo di amici di famiglia scesi dalle Venezie. Mi hanno aspettato fuori dai cancelli del Ministero e, come quasi invariabilmente accade in questi casi, erano estremamente curiosi del funzionamento della macchina pubblica che, dalle antiche terre della Dominante, appare lontana, esotica e fiabesca quanto le colonie di Salgari o di Kipling.

Poiché ogni buona leggenda ha un fondo di verità, in questi casi non ho bisogno di mentire per accontentare l’uditorio. Negli anni, ho anzi elaborato un repertorio ben oliato. Il parcheggio sotterraneo e l’ascensore privato che conduce il Ministro direttamente nel suo ufficio. Lo scalone d’onore, progettato appositamente perché i postulanti si presentassero prostrati e sfiatati al cospetto dell’Autorità amministrativa. Il piano nobile. I turni di reperibilità del personale di Gabinetto. Il Mercurio affrescato sulle pareti del Salone dei Ministri che era, in origine, un Benito. La caserma dei carabinieri e la Segreteria di Sicurezza al secondo piano. Le villette degli uscieri sul tetto.

Oltre alle villette, oggi, sul tetto c’era un colore ocra violento a doppio strato di vernice e di sole, una statua di gesso bianco che si ergeva fra i bocchettoni metallici spiegando un libro, un tavolino rincantucciato nell’unica lama d’ombra, sopra il tavolino un ombrellone, sotto l’ombrellone vivande, intorno alle vivande una piccola folla con tramezzini e bicchieri.

Perché andavano in pensione D. e G.

Dolce & Gabbana, The One.

Retirement, The One.

La pensione, unico sogno rimasto.

Cordiali saluti.

Per l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale

Stan

Le scale del Ministero

Mia cara Berenice,

al Ministero dell’Istruzione, all’omonimo Palazzo in Trastevere, il mio ufficio si trova al terzo piano, esattamente sopra il piano nobile del Ministro che sarebbe il secondo. Per amor di completezza, occorre aggiungere che un’ala del piano terra ospita anche l’Ufficio e il Gabinetto del Ministro dell’Università e della Ricerca.

Fino all’inizio di quest’anno, vi era un unico Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. L’utenza era abituata al musicale acronimo MIUR e lo cantava dalle Alpi alla Sicilia: poco importa che si trattasse, nella generalità dei casi, di un carmen famosum. Poi venne un brutale decreto d’emergenza del Governo a strapparci dal seno la componente che la Costituzione definisce “di alta cultura”: “Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato” (articolo 33).

Tornando però all’architettura o alla geografia del Ministero, funziona così. Ogni mattina attraverso i cancelli, un operatore della Croce Rossa mi prende la temperatura, timbro, svolto a destra, proseguo ai piedi dello scalone d’onore che, secondo lo storico di Palazzo, venne appositamente costruito affinché i postulanti arrivassero senza fiato e dignità al cospetto del Ministro o del Sottosegretario.

Giungo così alle porte del dominio, dell’enclave del Ministero dell’Università e della Ricerca, delimitata da un videocitofono e vezzose tende appese per l’occasione. Proseguo svoltando a sinistra, costeggiando la bacheca dove mi pare tempo fa fosse esposto il Codice di Condotta.

A quel punto, ho due alternative: l’ascensore o dodici rampe di scale. Ebbene sì, hai capito bene: dodici: quattro per piano. Il Palazzo dell’Istruzione è infatti enorme, vertiginoso, di un’altra epoca, con soffitti altissimi e stanzoni enormi.

Pochi edifici trasudano così vistosamente la loro inadeguatezza al mondo post pandemico, d’altronde parliamo di un palazzo eretto all’alba del XX secolo. Il Duce, che lo inaugurò, era preoccupato della poltroneria dei funzionari pubblici, non certo del loro bilanciamento vita-lavoro.

Tornando al me stesso ai piedi delle scale, gli è inevitabile gettare uno sguardo all’ascensore, scintillante nella sua teca di vetro come il pezzo più pregiato di un museo.

Che pericolo potrà mai esserci?

Innanzitutto, il vano è piuttosto ampio. I nuovi ascensori, in corrispondenza delle quattro scale (A, B, C e D), li fece installare il Ministro della XIV Legislatura, in sostituzione dei claustrofobici equivalenti ancora operanti in qualche vano riposto dei muri. Una scelta obbligata, data l’età media del personale: o così o ammassare tutti al piano terra o assumere dei portantini.

Soprattutto, chi potrebbe mai aver infettato l’interno? Siamo in pieno agosto, due terzi del personale è in ferie e, del rimanente, solo alcune Direzioni Generali hanno richiamato il cinquanta per cento.

Poi uno fa mente locale alla quantità e qualità di ciò che ha mangiato in ferie e infila mestamente le scale. Per quanto, secondo la moderna bilancia del mio albergo, io abbia perso mezzo chilo e, peraltro, la mia alimentazione non si sia fatta molto più ordinata al rientro a Roma: a causa di vicissitudini varie, solo oggi pomeriggio riuscirò a fare la spesa. Siamo già dipendenti dal lavoro agile, senza non sappiamo più organizzarci.

Un soleggiato saluto.

Stan

La festa di pensionamento

Mia cara Berenice,

oggi, nel Ministero semivuoto, si terrà una festa di pensionamento: la vita va avanti, anche con i collocamenti a riposo.

Si tratta della collega che occupa l’ufficio proprio di fronte al mio, una Preside comandata in servizio presso il Ministero, distintissima, per me è un tailleur a quadretti e una spilla con cammeo, una ballerina che si affaccia, a passo di danza, alla mia porta per chiedere qualche parere legale.

Dalla danza al parere pro veritate… vedi come la piuma della leggiadria, fin troppo spesso, si rapprende in una pietra e si schianta a terra, fino a scheggiare le vetuste piastrelle del pavimento ministeriale, con un colpo secco e sordo che fa trasalire gli insonnoliti funzionari.

Sopraggiunge, spingendo forsennatamente il suo cartellino, l’addetto al piano, nella sua uniforme rosso pomodoro.

“Che succede?” Ci incalza. “Avete spezzato una piastrella? Ora devo chiamare il Consegnatario! Ora sono affari vostri”.

La festa, sobria e sparuta come pandemia impone, si terrà – credo – nella sala riunioni dell’ufficio. Un’altra vulcanica collega, rispondente al topos narrativo dell’organizzatrice di eventi aziendali, ha predisposto addobbi dal sapore cabalistico e preso accordi con la Dirigente.

Il tutto salvaguardando l’effetto sorpresa, come per l’offensiva delle Ardenne o, se è per questo, lo sbarco in Normandia.

Un marziale saluto.

Stan