Giromail

Mia cara Berenice,

nelle Calabrie si dice “andare a un lutto”; nelle Venezie, più semplicemente, andare a un funerale. Quindi, oggi pomeriggio sono stato a un funerale.

Ho così constatato che la pandemia ormai impatta ben poco sulle funzioni religiose. Sul sagrato si erano posizionati i due sacrestani con un banchetto e il cestino delle offerte; pensavo che questo sostituisse la tradizionale questua, invece questa ha avuto luogo comunque. Quanto al celebrante, non si è nemmeno preso la briga di recitare il Padre Nostro anziché cantarlo.

Il testo della preghiera era stato modificato come prescritto dalla Santa Sede: quindi, le parole “non indurci in tentazione” erano state sostituite da “non abbandonarci alla tentazione”.

Io, da quel nero reazionario che sono – a Roma ho perfino assistito a una Messa preconciliare – continuavo a recitare il vecchio testo. Presumendo che la Parrocchia media non sia un modello di flessibilità e progressismo, ho immaginato che il mio problema fosse piuttosto comune e mi sono figurato l’arciprete di una chiesa suburbana all’arrivo delle nuove disposizioni da Roma.

Da Roma? Più probabilmente, dalla Curia arcivescovile. Una mail. “Si segnala la pubblicazione, con l’imprimatur del Santo Padre, del nuovo Messale. Si attira l’attenzione, in particolare…”

Ecco il buon prete. Siede nel suo ufficio, una cella nel moderno alveare di cemento colato ecumenicamente su chiesa, oratorio e canonica, in un unico blocco di finestrelle, passetti, passerelle, dedali, cunicoli e cancelletti metallici. Il sacerdote inforca gli occhiali da vista che non ama indossare e pondera il contenuto del messaggio. Clicca su “Inoltra”.

Ora è il momento di fare attenzione. Il microcosmo che gravita intorno alla Parrocchia è agguerrito e suscettibile, non bisogna omettere nessuno, assolutamente nessuno.

I quattro diaconi, tre permanenti e uno transeunte.

I membri del Consiglio Pastorale, tutti.

Le catechiste.

Il Presidente della Pro Loco.

La responsabile dell’Azione Cattolica.

I capi scout.

I responsabili dei chierichetti.

“I: Nuovo Messale – Nuova formulazione del Padre Nostro

Cari tutti, inoltro il messaggio in calce, pervenuto dall’Ufficio per la Pastorale della Curia. Un caro augurio di una buona giornata.”

“R:I: Nuovo Messale – Nuova formulazione del Padre Nostro

Avverto subito la tipografia, ma i nuovi libretti non saranno pronti per domenica!!”

“R:R:I: Nuovo Messale – Nuova formulazione del Padre Nostro

Intanto tolgo dai banchi quelli vecchi?”

“R:R:R:I: Nuovo Messale – Nuova formulazione del Padre Nostro

Sì, grazie

“R:R:R:R:I: Nuovo Messale – Nuova formulazione del Padre Nostro

Era proprio necessaria questa modifica?”

L’arciprete si toglie gli occhiali, abbassa le palpebre, si massaggia le fossette del naso. Mormora qualcosa a fior di labbra, poi qualcos’altro, infine si segna. Mette in standby il portatile, si alza e se ne va.

Un pastorale saluto.

Stan

Fiat voluntas Tua

Mia cara Berenice,

la Santa Sede ha ufficialmente modificato la versione italiana del Messale. Nel Padre Nostro, non si dirà più “non ci indurre in tentazione”, ma “non abbandonarci alla tentazione”.

Altri cambiamenti saranno all’insegna della parità di genere o della semplice galanteria. In buona sostanza, il celebrante non si rivolgerà più ai soli fratelli, ma anche alle loro sorelle.

Ne discutevo proprio stamattina con il Professor van O. Rammenti? Lo chiamavi “l’uomo col tabarro” e, per motivi che mi sono meno chiari, “il cacciatore di vampiri”. A quanto pare, si tratta di interventi del tutto ordinari e fisiologici. Sulla regina delle preghiere cristiane, in particolare, mi ha consigliato il volume “Ascoltiamo il Padre nostro” di Jean Carmignan (Edizioni ARES, 2020).

Eppure sono certo che le frange più conservatrici, da sempre in guerra santa contro Papa Francesco, non mancheranno di far sentire la loro voce. Sul Padre Nostro, diranno che si propone una visione dell’Onnipotente edulcorata, bonaria, delicata come un fiore, quando invece Cristo non venne a portare la pace ma la spada e “Iddio è un giusto giudice, un Dio che s’adira ogni giorno”.

Sull’ovvia constatazione che non tutti i fedeli appartengono allo stesso sesso, accuseranno la Santa Sede di genuflettersi al politicamente corretto, al femminismo, agli studi di genere e alle dottrine LGBTQIA – devo dire, in effetti, che non serve scomodare Satana per trovare questo acronimo raccapricciante.

Personalmente, attendo con particolare ansia gli scoli di Antonio Socci, che ha sostenuto la tesi secondo cui l’elezione di Papa Francesco sarebbe invalida per violazioni plurime del diritto canonico, dettagliatamente esposte nel libro “Non è Francesco”, edito da Mondadori.

Sempre ai conservatori andrebbe attribuita l’impresa di aver trafugato dalla Chiesa di Santa Maria in Traspontina, lungo via della Conciliazione, alcune statue della dea inca Pachamama, ivi esposte in occasione del controverso Sinodo sull’Amazzonia, per poi gettarle nel Tevere, come riportato da Ester Palma sul Corriere della Sera del 21 ottobre 2019.

Insomma, le mie aspettative sono molto elevate.

Uno speranzoso saluto.

Stan