Mia cara Berenice,
il quartiere della Magliana sorge a poca distanza da casa mia: basta prendere un Treno Regionale dalla Stazione di Trastevere.
“Prossima fermata: Villa Bonelli!”
“Prossima fermata: Magliana!”
Il tempo di accomodarti sul sedile di gomma blu e sei già arrivato. Nella vasta geografia di Roma, non avrebbe nemmeno senso definirla periferia.
Lo so, perché ci ho fatto del volontariato l’estate scorsa. Mi ha dato l’idea di un quartiere piuttosto anonimo, ma non particolarmente degradato.
La cattiva fama attribuita alla Magliana va probabilmente ricondotta a una serie di fatti di cronaca.
Fra gli anni ’70 e gli anni ’90, la Banda della Magliana, una potente organizzazione criminale, seminò il panico a Roma e non solo.
Nel 1988, un piccolo criminale della Magliana, detto il Canaro, torturò ferocemente e uccise il suo complice in una rapina.
Se appena ci si documenta, tuttavia, si scopre che le “torture” furono in parte inflitte post mortem, in parte inventate di sana pianta del colpevole, la cui mente era annebbiata dalla droga.
Per quanto riguarda la Banda della Magliana, il suo collegamento con il quartiere era in realtà tenue e quasi simbolico. Inoltre, essa nacque nel plumbeo clima della Guerra Fredda, tanto che sarebbe riduttivo considerarla un fenomeno esclusivamente criminale.
Non a caso, caduto il Muro di Berlino, non vi è più nulla di paragonabile a Roma, città pure non esente dalla presenza della criminalità organizzata.
Insomma, riabilitiamo la Magliana e apriamoci dei Bed & Breakfast… a meno che non siano gli stessi abitanti del quartiere ad aver organizzato una raffinata operazione di guerra psicologica per tenere lontani i turisti.
Un romanesco saluto.
Stan