La dura vita di guide e accompagnatori turistici

Mia cara Berenice,

ogni tua iniziativa per tornare a Roma è benvenuta, naturalmente, ma non credo dovresti prendere la decisione affrettata di abbandonare la carriera accademica, tantomeno per diventare una guida turistica a Roma, per quanto sotto la nobile ala dell’Ambasciata d’Austria.

Questo fine settimana, ho partecipato a due visite guidate, a Roma e fuori Roma.

Durante la prima, la guida della Sovrintendenza Capitolina doveva sbracciarsi e sovrastare con la voce auto, ambulanze, marmitte di motorini e suonatori di bonghi nel parco, per non parlare delle domande idiote dell’utenza. Lei stessa ci ha rivelato che talvolta i fruitori, vedendo le rovine scoperte di edifizi, chiedono se nell’Antica Roma non si costruissero tetti e soffitti.

Oggi a Chia, mitica residenza di Pasolini, un operatore dell’azienda turista comunale è stato aggredito verbalmente da una signora, indignata per aver dovuto pagare il biglietto per una visita gratuita – una banale questione di canali di prenotazione.

Tempo fa, un volontario della Pro Loco locale ci ha fatto visitare i meandri sotterranei di una rocca. “Ufficialmente,” ci ha rivelato, con fare carbonaro e cospiratorio, “io sono un accompagnatore, non una guida: quindi, teoricamente, dovrei condurvi attraverso i cunicoli senza spiegarvi nulla”. Per fortuna, lì sotto, la polizia amministrativa non aveva orecchie.

Un esauriente saluto.

Stan