Mia cara Berenice,
questa lettera, come richiesto dal Ministero della Cultura Popolare, sarà preceduta da un cinegiornale.
Sua Eccellenza il Primo Ministro Segretario di Stato Prof. Mario Draghi ha revocato l’incarico di Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid al Prof. Domenico Arcuri e ha nominato al suo posto il generale Francesco Paolo Figliuolo. Proveniente dall’Artiglieria da Montagna, Figliuolo ha al suo attivo comandi ricoperti in Kosovo e in Afghanistan, anche in ambito NATO.
Come puoi desumere dall’accenno all’Artiglieria da Montagna, Figliuolo appartiene al Corpo degli Alpini, le cui origini si fanno risalire a un Regio Decreto del 1872. Il Corpo nasce, come è facile immaginare, con il compito di difendere i valichi alpini e ricoprì un ruolo di primo piano durante la Grande Guerra, combattuta in gran parte sulle creste montane contro l’esercito austro-ungarico.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli alpini parvero una scelta naturale per l’Armata Italiana in Russia (ARMIR). Dovevano combattere sulle montagne del Caucaso, si trovarono nella piatta steppa a difendere i fianchi tedeschi lungo il Don, a Stalingrado. Nonostante la collocazione geografica loro poco congegnale e, soprattutto, un’attrezzatura e un armamento totalmente inadeguati, gli alpini si batterono con un valore che non impedì loro di farsi decimare durante la disastrosa ritirata seguita allo sfondamento da parte dell’Armata Rossa. È tuttavia apocrifo l’Ordine del Giorno a firma di Stalin che li avrebbe dichiarati unico corpo dell’Asse imbattuto in terra di Russia.
Il massacro degli alpini contribuì in modo significativo a distruggere la residua popolarità del regime fascista. Il Corpo è sempre stato, infatti, molto amato: ancora oggi, per forte ethos, presenza capillare sul territorio soprattutto in alcune regioni e massiccio impegno nel sociale. Il ruolo avuto dagli alpini nella storia del fascismo rende particolarmente assurdo il saluto romano recentemente effettuato da alcune persone con il cappello piumato del Corpo, durante una cerimonia commemorativa delle vittime delle foibe.
La nomina del generale Figliuolo, viceversa, è di ottimo auspicio. Poco importa che, al Circolo Ufficiali, Figliuolo, ancora giovane tenente, venisse motteggiato per l’abitudine del cappellano militare di chiamarlo, appunto, “figliuolo”. Certo che me lo sono inventato. Certo che non fa ridere.
Un saluto militare.
Stan