Mia cara Berenice,
come ben sai, mi trovo in Belgio, in telelavoro obbligatorio, con il coprifuoco alle dieci di sera e senza TV. Anche il sottoscritto si è pertanto convertito, malgré lui, alle serie.
Ho da poco finito “On Becoming a God in Central Florida”, che ho scelto per due motivi. Il primo è che parla degli infami sistemi di marketing multilivello, sui quali non si è mai abbastanza informati. Il secondo è la protagonista femminile, Kirsten Dunst, di cui sono uno storico ammiratore.
Storico ammiratore di un’attrice veterana: nata nel 1982, la Dunst ha esordito a cinque anni, inanellando pellicole e serie famose come “Intervista col vampiro”, “Jumanji”, “E.R. – Medici in prima linea”, “Il giardino delle vergini suicide” di Sofia Coppola, la trilogia di “Spider-Man” di Sam Raimi, “Se mi lasci ti cancello” (titolo originale “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”), “Marie Antoinette” sempre della Coppola, “Melancholia” di Lars von Trier e la serie “Fargo”, con Billy Bob Thornton.
In “On Becoming a God in Central Florida”, secondo me, dimostra qualcosa in più della sua età, ma lo fa in modo maturo, sfrontato e visceralmente eccitante. Avrei voluto pertanto scriverti che Kirsten Dunst sconfigge e travalica perfino Aristotele e il suo principio di non contraddizione, secondo cui “è impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo”, in quanto al tempo stesso è bellissima e non è bellissima.
Solo che tu non avresti gradito. In prima battuta, mi avresti risposto che non devo permettermi di giudicare una donna e tantomeno un’attrice perché, secondo me, dimostra qualche anno in più. In secondo battuta, avresti visionato qualche minuto della serie e mi avresti notificato che no, l’attrice protagonista non porta affatto male i suoi anni. Magari avresti avuto pure ragione. Quindi, non se ne è fatto nulla.
Poi, però, ho cominciato a guardare “WandaVision”, con Elisabeth Olsen e Paul Bettany. Le prima due puntate mi sono sembrate orrende. Tuttavia, essendoci la Olsen, ne ho infilato un altro paio e la situazione è decisamente migliorata. Quindi, se la Dunst mi ha ricordato il liceo, il Prof. G. e il principio di non contraddizione, la Olsen mi ha richiamato alle virtù teologali e cardinali, ormai completamente trascurate da preti e catechisti: fede, speranza, carità, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.
Che dici, con questo mi sono riscattato? Temo di no.
Abbi fede e speranza, sii caritatevole, prudente, giusta, forte e temperante. Diventerò più maturo e politicamente corretto, un giorno.
Un platonico saluto.
Stan