Mia cara Berenice,
oggi è il 2 giugno: in Italia, Festa della Repubblica.
Ne “I promessi sposi”, il Manzoni descrive la Divina Provvidenza come quella forza che può fare finire bene ciò che era cominciato male: ad esempio, una monacazione forzata può regalare al mondo una Santa.
Così è, in fondo, per la Repubblica Italiana.
In principio, essa spezza una dinastia che, nel bene e nel male, aveva fatto l’Italia.
Viene proclamata a seguito di un referendum vinto di stretta misura o, secondo alcuni, non vinto affatto.
Si traduce in un esilio degli eredi maschi di Casa Savoia forse anacronistico, arbitrario e sproporzionato, infatti oggi revocato.
Priva un Paese diviso e lacerato di una Suprema Magistratura apolitica che ha mostrato, in altri Paesi europei, di coniugare magistralmente democrazia e mantenimento dell’unità nazionale.
Nonostante queste fosche premesse, la Repubblica non può che considerarsi, a tutti gli effetti, un successo.
Essa e il suo Presidente sono rispettati e amati da un popolo solitamente poco attaccato alle Istituzioni.
In Parlamento non esiste più un partito monarchico e la probabilità che torni un Trono, già esclusa giuridicamente dalla Costituzione, è politicamente nulla.
Insomma, si può essere ottimisti: perfino in Italia.
Un festoso saluto.
Stan