Mia cara Berenice,
ieri, in una sovversione del casual Friday anglosassone, ho sovvertito vistosamente le mie molli abitudini estive, imponendomi una tabella di marcia più serrata.
Mi sono svegliato presto, sono uscito dall’ufficio presto e, avendo deciso di cenare a casa, mi sono avviato al Carrefour.
All’angolo pescheria erano esposti, già confezionati, degli sgombri grigliati, così invitanti e turgidi che ne ho infilati nella sporta due. Ricordavo di avere a casa dell’ottima maionese ed è stato a match made in heaven, per restare in tema anglosassone.
Da bambino, non volevo saperne dello sgombro, ma mia madre me lo imponeva sistematicamente, perché “faceva bene” e perché, a prescindere, dovevo mangiare tutto ciò che mi veniva messo nel piatto.
Dopo cena, all’arena sotto casa, ho visto il divertente “Il ritratto del duca” (GN, 2020), in cui pure la mater familias, interpretata dalla Dame Helen Mirren, assolve alla medesima, eterna funzione normativa e regolatrice.
Di quest’ultima personalmente – credo anche per il mio retroterra di provincia – ho sempre considerato emblematico il personaggio di Barbara, interpretato da Scarlett Johansson in “Don Jon” (USA, 2013).
A volte presentata come castrante, la donna regolatrice è spesso la semplice voce del buon senso o addirittura una forza provvidenziale e salvifica.
In altri casi, può degenerare abusando del suo ruolo di autorità, ponendosi a sua volta al di sopra delle regole, che sopravvivono sullo sfondo come reticolo di pura forma, ridotte a giustificazione e pretesto dell’esercizio del potere.
Archetipo di questa matriarca corrotta è la donna magistralmente solo evocata in “Psyco” (USA, 1960), declinata in “Misery non deve morire” (USA, 1990), “La signora ammazzatutti” (USA, 1994), “Tonya” (USA, 2017) e mille altre pellicole.
Be’, sullo sgombro alla fine avevi ragione, mamma.
A te, dunque, il mio saluto: Berenice non ne sarà gelosa.
Stan