Mia cara Berenice,
a quanto pare, il Lazio si appresta a passare dalla zona gialla alla zona arancione scuro, che è poi una zona rossa, essendovi vietato uscire di casa.
Gli eufemismi, mia diletta, sono il male.
Li usano i regimi totalitari. Nella Germania nazista, gli ebrei non venivano sterminati ma evacuati. L’Unione Sovietica predilesse invece, almeno nei decenni iniziali, un linguaggio brutale e diretto: i kulak, ad esempio, andavano eliminati, distrutti, sradicati come classe. Col tempo, però, fu inevitabile un certo imborghesimento. Si passò dalla guerra contro la religione, oppio dei popoli, alle campagne contro la superstizione. Malenkov, successore di Stalin poi caduto in disgrazia, non venne esiliato, ma nominato direttore di una centrale idroelettrica in Kazakhstan. Non a caso Orwell, nella iper-distopia di “1984”, estremizzò gli eufemismi fino al bipensiero: “Il Ministero della Pace gestisce la guerra, il Ministero della Verità le menzogne, il Ministero dell’Amora la tortura e il Ministero dell’Abbondanza la carestia”.
Negli Stati Uniti non vieni licenziato, ma lasciato andare. La commedia “Office Space”, titolo orribilmente tradotto in “Impiegati… male!” (USA, 1999), schernisce l’abitudine di un dirigente che, per dare ordini, utilizza la perifrasi “Se tu potessi fare la tal cosa… sarebbe fantastico”.
Sembra invece caduta in disgrazia, come Malenkov, la locuzione “diversamente abile”, tanto che in seno all’attuale Governo è stato istituito, più sinteticamente, un Ministero per la Disabilità.
L’eufemismo prospera, fortunatamente, anche in contesti meno drammatici. In “Chicago” (USA-Germania-Canada-GB, 2002), il personaggio interpretato da Renée Zellweger ironizza sulla differenza fra “spassarsela” e “darla in giro, che sarebbe sempre spassarsela, ma senza l’invito a cena”. Sempre nei film americani, capita che la ragazza vada a “mettersi qualcosa di più comodo”. Per la controparte maschile è una buona notizia, a meno che la fanciulla in questione non intenda ammanettarla al letto. In quest’ultimo caso, infatti, non è mai un vero gioco erotico: il giovanotto in questione verrà rapinato, ricattato, torturato o ucciso.
Be’, si è fatto tardi.
Stan