Mia cara Berenice,
d’estate, trovo che sia una buona idea andare in ufficio piuttosto tardi, uscire col fresco la sera, magari mangiare un boccone in Ghetto e fermarsi all’arena estiva: ad esempio quella in Piazza San Cosimato, a Trastevere, a vedere “Rebecca – La prima moglie” (USA, 1940), di Alfred Hitchcock, con Laurence Olivier e Joan Fontaine.
Alle spalle dello schermo, naturalmente, si ergono nell’oscurità i palazzi. Ogni tanto si accende la luce di qualche finestra e pare zabaione in cui intingere un biscottino di pasta frolla, tanto è gialla rispetto al bianco e nero dello schermo. Sui tetti, di quando in quando, plana qualche aereo in decollo o in atterraggio a Fiumicino o a Ciampino, le luci lampeggianti sulle ali e sulla fusoliera. Sotto lo schermo, montato piuttosto alto, corrono i bambini, antichi padroni di Piazza San Cosimato, facendosi luce con i cellulari o piccole torce.
Nessuna lamentela, fa parte della poesia del cinema all’aperto. Come nell’arena sull’Isola Tiberina, che aprirà a breve, quando i gabbiani lambiscono lo schermo o il mormorio del Tevere funge da colonna sonora.
D’altronde, non c’è cinema senza contorno. Nelle vecchie sale si fumava come turchi, si schiamazzava dai palchetti, si vendevano commestibili tra le file. Anche in quelle di oggi, sappilo, la calma è solo apparente. Le maschere se ne stanno acquattate nell’oscurità, spiando la fine del primo e del secondo tempo per predisporre le uscite o quel tale, in fila H, troppo zelante nell’inquadrare lo schermo con lo smartphone.
Oltre il fascio di luce che svetta sui sedili, il proiezionista armeggia nella sua cabina. Rispetto ai tempi della pellicola, dà un’occhiata solo distratta alla macchina. Non tanto perché non possano verificarsi inconvenienti, ma perché quelli possibili – un inceppamento del server, la morte della lampada a gas – sono irrimediabili: non c’è che da proiettare sullo schermo la scritta che annuncia l’annullamento della proiezione per problemi tecnici, ammesso che sia possibile, dare il relativo annuncio al microfono e riaccendere manualmente le luci. A seconda della regole vigenti nell’esercizio, la cassa provvederà o meno a rimborsare i biglietti. Così, il proiezionista scarica il film in programma il giorno dopo, giga e giga di fotogrammi, dal disco fisso consegnato dal corriere o dal collegamento satellitare, preparandosi a montarlo elettronicamente.
Nell’atrio, il cassiere sonnecchia o stampa lo statino della serata. Per ingannare il tempo, c’è il barista con cui fare quattro chiacchiere.
THE END
Stan
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