Affluenza

Mia cara Berenice,

come già ti ho scritto, oggi si vota in Italia per le elezioni politiche. È prevista una affluenza marcatamente bassa, eppure il mio seggio era così affollato che le code davanti alle varie Sezioni si intersecavano stringendo un nodo di Gordio. Una suora scendeva le scale, il documento di identità e la tessera elettorale in un bustone ocra del Comune. Un’anziana signora, spossata dai gradini, faceva una sosta sul pianerottolo, sostenuta dal figlio. All’ingresso della mia Sezione, si ironizzava sui seggi e le liste ancora segregate per sesso, che finivano per favorire i più sparuti votanti maschi. Insomma, un quadro pittoresco e paesano che sembrava spazzare via, almeno fuggevolmente, le inquietudini allarmiste dei commentatori.

Va peraltro detto che le urne sono aperte solo oggi e soprattutto che in Italia, quando si parla di bassa affluenza, si parte comunque da una base molto alta.

Anche se la destra parte con i favori del pronostico, il risultato ha dei margini di incertezza. Non verranno diffusi proiezioni o exit poll fino alla chiusura delle urne, stasera alle 23.

Roma vota dopo una vigilia temporalesca, trascorsa dalle Autorità all’affannosa ricerca di scrutatori. Anche su questo incarico che si mormora essere ben pagato si sono abbattute, evidentemente, le Grandi Dimissioni. Pensa se la giornata fosse meno fresca e invitasse a un’ultima puntata al mare…

Un civico saluto.

Stan

Fog of war

Mia cara Berenice,

lamentarsi della politica è uno sport nazionale a tutte le latitudini, ma è la prima volta che, per quanto mi sforzi, continuo a dimenticarmi delle elezioni previste per il giorno dopo; è come se, nella mia mente, una nebbia circondasse questa informazione.

Pur lavorando in centro storico e frequentandolo spesso, non mi sono accorto dei comizi in Piazza del Popolo, nemmeno di riflesso per la presenza delle Forze dell’Ordine o il traffico.

Pochissimi manifesti, nessun volantino nelle cassette delle lettere. Oggi hanno suonato al citofono, pensavo fosse qualche attivista, era la Polizia Municipale che avvertiva di sgomberare le auto dalla strada, prima dei lavori di asfaltatura.

Nessuna manifestazione pacifista, blande le proteste per l’aumento delle bollette.

Nessuna traccia dei sondaggi clandestini che solitamente ravvivavano la Rete con pittoresche allegorie di corse ippiche o conclavi ecclesiastici.

A Palazzo Chigi, il prossimo Presidente del Consiglio ci arriverà strisciando nei tunnel e nelle fogne, come una pattuglia avanzata del Vietcong.

Un silenzioso saluto nell’umida notte indocinese.

Stan

Antipolitica

Mia cara Berenice,

la vostra Ambasciata ha fatto malissimo a protestare, il “sostegno politico” offerto dal Partito Democratico italiano alle minoranze etniche del vostro Impero non farà che ricompattare i Domini della Corona d’Austria-Ungheria, trasformandoli anzi in un tale monolite che potrete revocare il Compromesso Costituzionale.

Come notato ironicamente anche dalla vostra stampa, il Partito farebbe meglio a preoccuparsi delle elezioni di fine settembre che, salvo sorprese, lo vedranno andare incontro a una rovinosa sconfitta.

Per assicurarsi di non smentire i pronostici, a detrimento della stabilità della Nazione, il Partito ha rotto l’alleanza con i riformisti di centro – figuri pessimi ma che avrebbero portato qualche voto – per stipularne una con la sinistra tradizionale – per la quale non votano nemmeno parenti e tesserati. Questo dopo aver rotto in modo clamoroso con il suo principale alleato.

Come ciliegina sulla torta, oggi il Partito, dopo i soliti scontri gladiatori per la compilazione delle liste, ha annunciato la candidatura del Professor Crisanti, virologo o affine che, nel periodo peggiore della pandemia, è stato strenuo e cupo sostenitore delle misure di contenimento: insomma, come candidare l’Uomo Nero.

Consiglio pertanto al vostro Ministero degli Esteri di abbassare i toni. Anzi, il Cabinet Noir della Cancelleria Imperiale dovrebbe attingere ai suoi fondi neri per fare una cospicua donazione anonima al Partito Democratico.

Un saluto da amico.

Stan

Il parlamentino

Mia cara Berenice,

“parlamentino” viene talvolta chiamato, nel linguaggio giornalistico, il Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di autogoverno dei magistrati italiani (giudici e Pubblici Ministeri), dominato dai membri cosiddetti “togati”, ossia eletti dai magistrati stessi. Teoricamente, il CSM non dovrebbe avere nulla a che fare con la politica, ma i componenti togati sono generalmente candidati da “correnti”, da molti considerate l’equivalente magistratuale dei partiti politici: perciò parlamentino.

Da ieri, tuttavia, il termine “parlamentino” potrebbe estendersi anche al Parlamento vero e proprio che ha, sostanzialmente se non formalmente, sfiduciato il Governo Draghi.

Parlamentino perché la stampa nazionale ed estera, New York Times in testa, stigmatizzano la fine del Governo tecnico guidato dall’ex Presidente della Banca Centrale Europea.

Parlamentino perché il Presidente della Repubblica lo ha sciolto, annunciando la firma del relativo Decreto con un duro comunicato.

Parlamentino perché, a seguito di una recente riforma costituzionale, i deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Bisogna perciò dare atto almeno di come molti di coloro che hanno votato contro il Governo – o si sono astenuti o hanno abbandonato l’Aula – fossero consapevoli di rischiare di perdere il seggio. Tanto più che i due partiti considerati gli artifici principali della crisi, il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord, non sono in buona salute.

Il Movimento ha appena subito una scissione, rischia nuovi abbandoni e comunque è in grave crisi di consensi. La Lega, pur passandosela meglio, subisce la concorrenza da destra di Fratelli d’Italia e non si avvicinerà nemmeno al 34 per cento abbondante conseguito alle elezioni europee del 2019. Anche Forza Italia, il partito di Berlusconi stretto nella tenaglia di Lega e FdI, soffre il declino del suo capo, la mancanza di un successore designato e abbandoni illustri: se ne sono andati, in aperta polemica con la linea adottata, il Ministro della Pubblica Amministrazione e quello per gli Affari Regionali.

Un salutino.

Stan

PS: Dopo anni di scuola a singhiozzo a causa della pandemia, si voterà in concomitanza con l’avvio dell’Anno Scolastico. In Italia, i seggi elettorali vengono generalmente predisposti all’interno delle scuole, sospendendo così l’attività didattica per qualche giorno. L’Associazione Nazionale Presidi ha espresso “disappunto”.

Candidate à la Présidence de la République

Mia cara Berenice,

un concorso di circostanze eccezionalmente favorevoli porterà Marine Le Pen al ballottaggio delle presidenziali francesi e forse anche all’Eliseo.

Come puntualmente sottolineato dai commentatori, Madame Le Pen cerca da tempo di proiettare un’immagine più rassicurante, trasformando il Fronte Nazionale in Unione Nazionale e tagliando i ponti con l’istrionico padre Jean-Marie Le Pen, storico capo dell’ultradestra francese.

Leggendo il suo programma, mi sono fatto effettivamente l’idea che sia riuscita a proiettare un’idea di destra al tempo stesso nitidamente definita e duttilmente pragmatica.

Lo slogan, che rende bene anche in italiano, è “Protezione, proiezione, trasmissione”: protezione del popolo francese, proiezione della Francia all’estero, trasmissione dell’eredità francese.

Le prime pagine sono fitte di mezzi militari, soldati e poliziotti, mentre l’impaginazione è neutra e aziendalistica.

Il programma prevede l’aumento delle spese militari, un argine all'”ondata migratoria”, il potenziamento del sistema di polizia e carcerario, il rilancio della Francofonia (l’equivalente francese del Commonwealth), la sostituzione progressiva dell’Unione Europea con un’Alleanza Europea delle Nazioni, attenzione ai territori d’oltremare (le ex colonie), l’indipendenza energetica anche puntando sul nucleare, sussidi fiscali alle famiglie, una moratoria triennale sulle tematiche dei diritti civili; quest’ultima controbilancia – appena, a dire il vero: tre anni passano in un lampo – un chiaro favor per la famiglia naturale.

La proposta quasi profetica di aumentare le spese militari e promuovere l’indipendenza energetica fa capire perché la candidata non abbia subito danni a causa della guerra in Ucraina, mentre la luce del crepuscolo proiettata su Bruxelles, anche se farà rabbrividire gli europeisti, suona comunque come compromesso offerto al posto della Frexit.

Tutto ciò peraltro non dissipa una certa luce sinistra, paradossalmente amplificata dai complementi di design scandinavo aggiunti a un orientamento comunque ben identificabile.

Stan

Spes

Mia cara Berenice,

eravamo quattro amici al bar. Solo che non eravamo in quattro ed eravamo in una casa privata, a tarda serata, seduti davanti ad avanzi di fregola e di torta, a bucce di mandarini e di frutta secca.

Complice la presenza di un presidente di seggio, parlavamo con enfasi insolita e febbrile di politica e del ballottaggio per cui si sono aperte le urne oggi. Dei candidati di seconda linea schierati dai partiti principali, del fatto che uno dei due fosse un ex Ministro dell’Economia, e allora, se è considerato una seconda scelta per il Campidoglio, chi ci mandano a via XX Settembre? Nessuno stupore che, nel rispondere alle interrogazioni parlamentari, balbettasse e cadesse in errori marchiani.

Parlavamo del rapporto tra Sindaco e burocrazia, tra ordinaria e straordinaria amministrazione, tra Stato e Comune, tra Comune e Municipi.

Si facevano previsioni sull’affluenza e sul risultato.

Insomma, c’è ancora speranza.

Stan

Apocalypse Rome

Mia cara Berenice,

ieri ho tentato, di nuovo, di guardare “I segreti di Wind River” (GB-Canada-USA, 2017). Pareva la volta buona, poi, all’improvviso, se n’è andata la luce. In tutto il quartiere.

Solo in seguito, ho saputo che, in tarda serata, si era incendiato il Ponte dell’Industria, meglio noto come il Ponte di Ferro, da cui passavano linee elettriche e condutture del gas.

Una fiaccola fiammeggiante che fende la notte, portata da un messo comunale che, novello tedoforo, sale a passo di corsa gli scoscesi gradini del Campidoglio, a proclama dell’inizio delle elezioni amministrative.

Si vota in seggi fatiscenti, in una città sporca, congestionata da auto e da mezzi pubblici traballanti, simili a velieri pirata grotteschi e maledetti. L’incredibile capacità del marmo millenario di Roma di assorbire, come spugna o pietra pomice, ogni bruttura, così come il Colosseo sventrato è sopravvissuto ai saccheggi dei Papi, non deve far sottacere questa realtà. Il vero amore, come direbbe un terapista di coppia, parla, non tace.

Tanto più che la campagna elettorale non fa presagire nulla di buono. I due candidati principali non l’hanno nemmeno fatta, applicando la dottrina Taverna, dal nome della senatrice romana secondo cui nell’Urbe è meglio non vincere.

La Sindaca uscente forse non merita la fama di ispettrice Clouseau che le è stata cucita addosso, ma non ha saputo nemmeno imprimere un vero cambio di passo. Le immagini in cui, appena eletta, conferiva con i più stretti collaboratori appollaiata sui tetti, coprendosi il labiale con le mani a coppa, mostravano una bestia braccata da una muta vorticante di cacciatori.

Il quarto candidato, indipendente, non ha serie possibilità di vincere, né qualcosa che lo collochi una spanna sopra gli altri.

Insomma, si infila la scheda nell’urna e si fanno gli scongiuri.

Uno scaramantico saluto.

Stan

Riunione del Politburo

Mia cara Berenice,

non ho mai visto la serie “L’uomo nell’alto castello”, pur avendo letto e apprezzato il romando di Philip K. Dick da cui è tratta. Tuttavia, grazie agli spezzoni di YouTube, so che prevede scene in cui i nazisti si riuniscono e pianificano di muovere guerra al Giappone o alla Costa Occidentale dei disciolti Stati Uniti.

Personalmente, mi preoccupa l’eventualità di una riunione del Politburo – o della Commissione Militare Centrale – cinese, in cui un generale, un ministro o un apparatčik potrebbero relazionare, pressappoco, nei termini seguenti.

“Compagni, come probabilmente già saprete, gli Stati Uniti d’America non hanno ancora proclamato il loro nuovo Presidente. Il Capo dello Stato uscente, del resto, non sembra intenzionato a riconoscere il risultato delle elezioni e potrebbe scatenare una lunga battaglia legale. Incidentemente, è riuscito in extremis a nominare alla Corte Suprema una giudice repubblicana, che potrebbe essere l’ago della bilancia.”

“Nel frattempo, la pandemia rimane completamente fuori controllo in tutto il Paese, così come nell’intera Europa occidentale. Compagni! È giunto il momento di vendicare le umiliazioni che l’Occidente imperialista ha inflitto alla nostra Madrepatria nel diciannovesimo e ventesimo secolo!”

Ovviamente, seguirebbero dei dettagli tecnici che io non posso conoscere, ma in una mia precedente, come spero ricorderai, avevo già tratteggiato lo scenario di una riconquista cinese di Formosa.

Probabilmente non si arriverà a questo, ma certo stiamo sventolando, davanti alle froge del toro cinese, uno spagnolesco drappo rosso.

Un pensoso saluto.

Stan

POTUS

Mia cara Berenice,

in questi tempi tristi, il Presidente degli Stati Uniti è ormai noto con l’acronimo/hashtag POTUS-President of the United States.

POTUS… non sembra un animale, un lemure? Riesci a immaginare una zampa pelosa e ungulata premere il pulsante nucleare o sollevare il telefono rosso per contattare il Cremlino?

Sarà questa immagine grottesca, forse, che mi impedisce di provare un reale interesse per le elezioni presidenziali in corso. Eppure, perfino qui nella vecchia Europa, sembrano tutti elettrizzati.

Sul mio feed di Instagram, attrici e modelle sono scatenate, mai vista tanta bruciante passione politica dagli anni ’60 almeno.

Ho perfino letto consigli su come gestire l'”ansia da elezioni” che avrebbe contagiato molti. Del resto, formularli quest’anno non deve essere stato difficile, è sufficiente riciclare quelli diramati per l’ansia da pandemia.

Tornando a quella da elezioni, chi ne è affetto è destinato a soffrire molto, perché, mi pare di capire, ci vorrà tempo prima di sapere il risultato. Ricordo ancora le presidenziali del 2000, quando riconteggi e ricorsi parevano non finire mai.

Quasi mi dispiace non provare alcuna fascinazione per questo carnevale di New Orleans, sarebbe un diversivo a quarantene, confinamenti e coprifuoco che si rincorrono in Europa.

Una bella sfilata a suon di fiori e ottoni, con l’Air Force One, la Casa Bianca, i marine, gli uomini in giacca e cravatta del Servizio Segreto, la limousine blindata, lo stemma con l’aquila, lo Studio Ovale, il bunker sotterraneo, i palchi imbandierati dei comizi.

Un po’ come nel racconto “I funerali della Mamá Grande” di Gabriel García Márquez, in cui la morente detta “al notaio l’elenco del suo patrimonio invisibile: la ricchezza del sottosuolo, le acque territoriali, i colori della bandiera, la sovranità nazionale, i partiti tradizionali, i diritti dell’uomo, le libertà cittadine, il primo magistrato, la seconda istanza, il terzo dibattito, le lettere di raccomandazione, le constatazioni storiche, le elezioni libere, le regine di bellezza, i discorsi trascendentali, le grandiose manifestazioni, le distinte signorine, i signori educati, i puntigliosi militari, sua signoria illustrissima, la corte suprema di giustizia, gli articoli di importazione proibita, le signore liberali, il problema della carne, la purezza della lingua, gli esempi per il mondo, l’ordine giuridico, la stampa libera ma responsabile, le Atene sudamericane, l’opinione pubblica, gli insegnamenti democratici, la morale cristiana, la scarsità di divise, il diritto di asilo, il pericolo comunista, la nave dello stato, la carestia della vita, le tradizioni repubblicane, le classi bisognose, i messaggi di adesione”.

Ben altro livello rispetto al mio, da rabbrividire.

Un raffreddato saluto.

Stan

L’arte provinciale della noia

Mia cara Berenice,

mentre Europa si aggrappa allo scoglio per sfuggire non a Zeus o a Poseidone, ma alla seconda ondata del Covid, in Italia si evitano soprattutto gli sbadigli.

Come riportato nella mia ultima, ieri e oggi si votava, ma l’esito è ormai noto, nessuna sorpresa.

Nemmeno un esodo di scrutatori, nemmeno una bassa affluenza per via del virus, nulla di nulla.

I parlamentari verranno tagliati, come è ovvio.

Tre Governatorati andranno alla destra, tre alla sinistra. Tra questi ultimi la Toscana, storica roccaforte per la quale si ipotizzava, dopo decenni, un passaggio a destra.

Nulla.

Niente.

Nisba.

Zero.

0 in numeri arabi.

Gli esponenti di tutti i partiti sono moderatamente soddisfatti del risultato, tutti nelle pieghe delle scrutinio rinvengono frammenti incoraggianti.

Berlusconi – grazie al cielo – è guarito dal covid. Nemmeno il virus – grazie al cielo – sembra intenzionato a fare sfracelli, mentre si accanisce su Francia e Spagna.

I nostri ultimi Robespierre sono i Pubblici Ministeri che, negli ormai lontani anni ’90, inviarono nugoli di volanti a effettuare arresti a tappeto. Pochissimi hanno pagato davvero, per tutti. Di certo, la corruzione non è mai stata esterpata.

Oggi non abbiamo più primi attori in cerone e toga, ma un watchdog, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, istituita in ottemperanza alla Convenzione ONU di Merida, con le sue linee guida e la sua moral suasion.

Uno smascellato saluto.

Stan