Mia cara Berenice,
mi spiace che tu non abbia gradito la mia ultima sul tifo calcistico, tema che, del resto, fa litigare uomini e donne dalla notte dei tempi: lo dimostra la storia di Antonio e Sigmunda, tramandata oralmente nell’universo del folklore romano.
Antonio e Sigmunda, detti rispettivamente Tony e Sis, vivevano insieme a Tor Vergata.
Un venerdì sera Tony, tornato dal lavoro, si sentì chiedere da Sis, cinguettante: “Amore, questo fine settimana andiamo al mare?”
“Domani, se vuoi; domenica ci sta la partita”.
“Ma è Italia-Mongolia! Vinceremo per forza”.
“La Nazionale è la Nazionale e non si discute”.
“Ma non è la sera?”
“Sì”.
“E allora di giorno possiamo andare!”
“None. Ti conosco. Poi ti attacchi allo sdraio come una cozza e restiamo bloccati nel traffico”.
“E quindi?!”
“E quindi, domenica si mangia dai miei. Il pomeriggio fai un po’ come ti pare. La sera si vede la partita”.
“Che palle!!!”
“Oh, che finezza! Meno male che mi sono messo con una laureata in psicologia!”
“Laureanda”.
“È uguale. Tanto ti mantengo io adesso e ti dovrò mantenere pure dopo!”
Venne il giorno del Signore e Sis sorbì con manzoniano petto forte il pranzo della suocera, rovente e pesantissimo nonostante rovente e pesantissimo fosse anche il caldo dell’estate romana.
Il pomeriggio guardò placidamente un film sdolcinato con le cognate, sulla pay TV dei suoceri. Sembrava di ottimo umore e, con aria vagamente sensuale, sussurrò nella conchiglia rosea dell’orecchio di Tony che, in concomitanza con la partita, lo aspettava una sorpresa.
Tony, che non era nato ieri, iniziò istantaneamente a sudare freddo, ma non ci fu verso di cavarle altro.
La sera, arrivati che furono a casa, ormai fremente, la sbatté letteralmente spalle al muro, sostituito al muro la libreria portaoggetti componibile dell’Ikea.
“Allora? ‘Sta sorpresa?”
Per tutta risposta, lei sorrise e gli posò un bacio sulle labbra, prima di divincolarsi dalle sue braccia e sparire in camera, da dove riemerse con addosso una maglietta della Nazionale, annodata in modo da lasciare scoperto il pancino piatto, e una confezione di birra tra le unghie laccate.
“Fooorza Italia!” Mugolò.
Sollevato, Tony la abbracciò, sollevandola da terra.
“Amore. Sei il massimo”.
“Lo so”.
Dopo tanta tensione accumulata, Tony si sciolse sul divano. Sis stessa sintonizzò la TV sul prepartita e gli mise in mano una birra. Nell’aprirla, Tony notò gli strani, chiassosi segni e ideogrammi orientali sul metallo teso e sottile.
“Che birra è, amore?”
“Me l’ha data Fiore”.
“La tua amica cinese?”
“Thailandese”.
“Ah…”
La birra odorava appunto di fiori, di foglie carnose e di vulva.
“Com’è?” Lo incalzò Sis.
“Buona,” scandì trasognato Tony, rapito e confusamente circospetto allo stesso tempo. “Un po’ dolciastra, magari”.
“Devi farci la bocca,” sorrise Sis, avvicinandogli la lattina alle labbra. “Bevi,” sussurrò, adottando surrettiziamente un tono di voce basso, uguale e monotono con cui si diede a sussurrare all’orecchio di Tony di godersi la partita, ripetendo circolarmente le stesse frasi.
Nel prepartita, i commentatori snocciolavano le solite banalità, aggiungendovi dati tecnici inutilmente dettagliati. Sis, a sua volta, chiedeva spiegazioni approfondite di questo e quello a Tony, che non osava negargliele.
La partita, come pronosticato dalla ragazza, fu una passeggiata militare: alla fine del primo tempo, la Nazionale conduceva già per due gol a zero. Quel poco che la Mongolia era riuscita faticosamente a mettere insieme era miseramente collassato e si prospettava una goleada, magari con la concessione di una rete della bandiera.
Al triplice fischio seguì il postpartita, gonfio di imbarazzante trionfalismo e di ulteriori banalità.
Conclusosi anche quello, Sis spense la TV e si mise soddisfatta a rimirare Tony che fissava la fine sabbia nera dello schermo, immobile, gli occhi vitrei e fissi.
“Amore…?”
“Sì?” Rispose Tony con voce piatta e incolore.
“Grazie di avermi spiegato tutte queste cose”.
“Prego…”
“Ora ho un’ultima domanda con te”.
“Sì?”
“Se i tifosi dell’Italia dicono ‘Forza Italia’, quelli della Mongolia come dicono? ‘Forza Mongolia’, giusto?”
“Sì”.
“Mi fai vedere come fanno, come hai fatto prima per quelli dell’Italia?”
Riprendendo, con una piccola modifica al copione, una scena che aveva già interpretato in precedenza, Tony saltò su dal divano e, con occhi spiritati da pazzo, gridò con quanto fiato aveva in petto: “Forza Mongolia!”
Sis filmò tutto col cellulare e inviò sul gruppo degli amici comuni.
Qual è la morale di questa storia? Secondo l’interpretazione più diffusa, che il calcio fa litigare i fidanzati e che le donne sono streghe, soprattutto se studiano psicologia o studiano in generale.
Ancestrale vecchiume sessista? Bè, parliamo di folklore stratificatosi in epoche passate: sarebbe come prendersela per come viene ritratta Elena nell’Iliade.
Un omerico saluto.
Stan
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