Mia cara Berenice,
nella letteratura e nel cinema cyberpunk vediamo agglomerati di stringhe darsi battaglia in metropoli virtuali o, all’opposto, quelle stesse stringhe farsi carne e portare morte e distruzione nel mondo reale, sotto le sembianze in angeli bionici.
“Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare,” rivelava l’ultimo replicante di “Blade Runner” (USA-Hong Kong, 1982), “navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… i raggi B balenare nel buio, vicino alle porte di Tannhäuser”.
Nulla che possa impressionare un funzionario di ruolo, non dopo aver visto una fattispecie giuridica atipica raggrumarsi in un unico denso, opaco, perfetto granello di sabbia e infilarsi, lenta e precisa, nella mastodontica macchina amministrativa, paralizzandola e facendola stridere e gemere, come se gli ingranaggi in affanno celassero la carne tormentata sotto la pelle metallica di una vergine di Norimberga.
In quel momento infinito, come il grande spadaccino che sente la stoccata avversaria configgerglisi tra le costole, egli non può fare a meno di ammirare la prodezza chirurgica del nemico, la mosca che atterra il pachiderma, l’assassino giunto al capezzale dell’Imperatore, nel padiglione più riposto del palazzo sorvegliato da diecimila sentinelle impennacchiate.
Sventato all’ultimo istante l’attentato, ecco gli ufficiali, magistrati, medici di corte chinarsi sul cadavere, il più anziano dei Ministri, cieco, le unghie adunche nella sua sudicia palandrana da cerimonia, chiedere la parola a difesa del Comandante della Guardia che già ha posato la sua testa sul ceppo. La sua voce stridula è come una lama su una cote: “Maestà, questo è un assassino antichissimo, evocato dai sacerdoti della Roma più arcaica, quando la legge si articolava in formule magiche, plasmato nella creta, sopravvissuto per innumerevoli ere, monarchie, imperi, repubbliche e anarchie, reduce dall’attraversamento di dimensioni inimmaginabili, pervenuto fino a noi! Non si può fermare questo assassino, signore! Ringraziate per la vostra vita, perché è dono degli dei!”
Non hai le lacrime agli occhi? Eppure, forse, tu continui a preferire la razionale burocrazia austriaca.
Ti compatisco.
Stan