Cara Berenice,
nella mia ultima ti ho parlato di liturgie cattoliche, preconciliari e postconciliari.
Anche le pandemie, però, hanno i loro riti. Manzoni, nel descriverci la peste di Milano del ‘600, fa risuonare nelle nostre orecchie le campanelle dei monatti.
C’è da credere che nel mondo contemporaneo – ancora strettamente interconnesso, a onta del virus -, nuovi rituali si formino molto più in fretta, e l’esperienza italiana sembra confermarlo.
Le giornate sono scandite dalla conferenza stampa delle 18, in cui il Capo della Protezione Civile comunica i dati sull’andamento del contagio e, purtroppo, delle vittime.
Molti osservatori e scienziati hanno contestato la sensatezza di questa prassi che consisterebbe, secondo loro, nella diffusione di dati del tutto inattendibili. Ciò in quanto molti contagiati non vengono censiti, perché asintomatici o perché non sottoposti a tampone. Perfino il dato sui morti viene messo in dubbio, in quanto – almeno nelle Province più disastrate della Lombardia – l’impossibilità di ricoverare i malati farebbe sì che molti muoiano in casa, senza una diagnosi ufficiale.
A mio parere, the show must go on. La popolazione reclusa in casa ne ha bisogno e, in ogni caso, quei dati avranno pur un qualche valore tendenziale, almeno se non ci si focalizza sulla singola giornata, il cui bilancio può essere influenzato da molteplici fattori. I matematici e gli statistici che elaborano i dati – a quanto mi pare di capire – tendono a utilizzare soprattutto la cifra relativa ai decessi, considerata più attendibile.
Un altro rituale è il messaggio alla Nazione con cui il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Conte, accompagna solitamente i decreti emanati dal Governo per far fronte all’emergenza. Conte si rivolgeva ai cittadini in diretta streaming dalla sua pagina Facebook ufficiale. Ultimamente, le opposizioni lo hanno invitato a convocare una più sacramentale conferenza stampa trasmessa dalla TV di Stato, anche per sottoporsi a un minimo di contraddittorio, e per ora ha ottemperato.
Più radi, come è giusto che sia, i solenni messaggi alla Nazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il XII Presidente della Repubblica Italiana è un politico di carriera e un giurista; è stato giudice della Corte Costituzionale dal 2011 al 2015. Suo fratello Piersanti, Presidente della Regione Siciliana, fu assassinato dalla Mafia nel 1980.
Mattarella è adattissimo al ruolo presidenziale che, in Italia, ricorda per certi versi quello di un Sovrano costituzionale. I suoi poteri sono ordinariamente cerimoniali, ma possono diventare terribilmente effettivi in determinate circostanze. Dal Presidente ci si attendono discrezione, compostezza, autorevolezza e imparzialità.
Tutto nella Presidenza è solenne. Residenza ufficiale del Capo dello Stato è il palazzo del Quirinale, dove prima di lui risiedettero i Papi. Guardia d’onore del Presidente è il Reggimento Corazzieri, un’unità di cavalleria d’élite dell’Arma dei Carabinieri. Ai sensi della Costituzione, il Presidente è il Comandante Supremo delle Forze Armate e presiede il Consiglio Supremo di Difesa.
Proprio in quanto cerimoniali, le sue attribuzioni possono travalicare la tradizionale separazione dei poteri. In ambito legislativo, egli promulga le leggi ed emana i decreti con forza o valore di legge. In ambito esecutivo, nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri, i Ministri e gli alti ufficiali dello Stato. In ambito giudiziario, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, concede la grazia e commuta le pene, decide sui ricorsi straordinari. Per completezza, va detto che il potere di grazia e commutazione delle pene viene spesso classificato come afferente al potere esecutivo, piuttosto che giudiziario.
Funzioni cerimoniali e simboliche, dicevo, ma fino a un certo punto.
Sulle leggi, il Presidente ha un diritto di veto sospensivo che il Parlamento può superare solo approvando nuovamente la legge nell’identico testo. Non è chiaro se egli sia tenuto a emanare i decreti.
Nel 2009, il Presidente Giorgio Napolitano si rifiutò di emanare il decreto con cui il Governo Berlusconi, contraddicendo una sentenza passata in giudicato della Suprema Corte di Cassazione, ordinava il proseguimento della nutrizione artificiale di Eluana Englaro, una disgraziata ragazza da 17 anni in stato vegetativo.
Nel 2003, secondo diverse fonti, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi impedì a un altro Governo Berlusconi di inviare truppe in Iraq.
In entrambi i casi, la Presidenza basò la sua decisione su presupposti giuridici: la violazione del principio della separazione dei poteri, nel primo caso; la violazione del diritto internazionale, nel secondo.
Per quanto riguarda la nomina del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Governo, essa è una mera formalità solo quando l’esito delle elezioni è chiaro, il che in Italia avviene di rado. Il Presidente acquista ancora più margine di manovra in caso di crisi di governo; in tal caso, infatti, può anche sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni.
Due anni fa abbiamo avuto il caso Savona. Conte, alla sua prima nomina a Presidente del Consiglio, raccomandò a Mattarella di nominare Ministro dell’Economia e delle Finanze il Prof. Paolo Savona. Il candidato aveva un curriculum solidissimo. Proveniente dalla Banca d’Italia, era stato Direttore Generale di Confindustria e Ministro dell’Industria. Aveva tuttavia fama di antieuropeista, tanto da non escludere un ritorno dell’Italia alla lira, e si temeva fosse appunto questa l’intenzione del Governo Conte. Mattarella si rifiutò di nominarlo e, forse, in questo andò oltre quanto previsto dalla prassi costituzionale, tanto che i partiti della maggioranza minacciarono di metterlo in stato d’accusa. Se ne uscì con un compromesso. Savona venne nominato Ministro per gli Affari Europei, il che suonò come una sconfessione della linea quirinalizia; tuttavia, questo dicastero non è paragonabile, per peso, a quello dell’Economia e delle Finanze. In seguito, per la cronaca, il Prof. Savona si dimise per accettare la nomina a Presidente della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa.
In ambito giudiziario, nel 2006 la Corte Costituzionale ha statuito che il potere di concedere la grazia e commutare le pene è propriamente presidenziale, e non sostanzialmente presidenziale e formalmente governativo.
Il Presidente della Repubblica Italiana è, insomma, una figura di grande valore, investita di forte prestigio e autorevolezza, senza diventare per questo meramente simbolica. Non mi entusiasmano, infatti, le proposte di riforma costituzionale finalizzate a trasformare l’Italia in una Repubblica presidenziale.
In Austria credo che le cose funzionino in modo simile, nella dialettica fra Presidente e Cancelliere. Sono però curioso di sapere da te i dettagli. Il Capo dello Stato ha poteri sostanziali? Ha conservato qualche residuo del vecchio cerimoniale imperiale? Leggevo, non ricordo quanto tempo fa, di uno scontro istituzionale fra Presidente e Cancelliere, con reciproche bordate protocollari. Ti dice nulla?
Attendo trepidante tue notizie.
Stan
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