Comitati

Mia cara Berenice,

qui in Belgio, investito in pieno dalla seconda ondata della pandemia, tutti attendono le decisioni del Comitato di Concertazione, in riunione da oggi fino a domani. Nemmeno un bel discorso del Re per annunciare il confinamento.

Cos’è, dunque, questo Comitato, succeduto ai più gloriosi Consigli della Corona?

Istituito con una legge del 1980 e poi costituzionalizzato, il Comitato si compone: di sei membri del Governo federale, tre francofoni e tre di lingua fiamminga, fra cui il Primo Ministro, che lo presiede; del Ministro Presidente della Vallonia; di due membri del Governo della Regione di Bruxelles-Capitale; del Ministro Presidente della Comunità Francese; di due membri del Governo delle Fiandre, fra cui il Ministro Presidente. In alcuni casi, nel Comitato viene cooptato il Ministro Presidente della Comunità Germanofona.

Il Comitato delibera, con voto consultivo, sui conflitti fra le molte anime, sopra descritte, dello Stato belga.

Come si sia visto attribuire le funzioni di Gabinetto di guerra pandemico, non mi è del tutto chiaro, ma posso immaginare che le sue deliberazioni, formalmente non vincolanti, siano recepite dai vari enti competenti (Governo federale, entità federate, etc.).

D’altronde anche l’Italia, contro la pandemia, ha schierato i Comitati, rammenti?

Per questo, l’organo di Concertazione belga mi fa sentire un poco a casa e, anzi, mi fa tornare ai bei tempi di Venezia e del cosiddetto “Comitatone”, istituito nel 1984 dalla Legge Speciale per Venezia e “costituito dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che lo presiede, dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dal Ministro dell’Università e della Ricerca, dal Presidente della Giunta Regionale del Veneto, dal Sindaco della Città Metropolitana di Venezia, ove diverso, dal Sindaco di Venezia e dal Sindaco di Chioggia o loro delegati, nonché da due rappresentanti dei Comuni di Cavallino Treporti, Chioggia, Codevigo, Campagna, Lupia, Mira, Quarto D’Altino, Iesolo e Musile di Piave, designati dai Sindaci con voto limitato. Segretario del Comitato è il Presidente dell’Autorità per le Acque Lagunari, che assicura, altresì, la funzione di segreteria del Comitato stesso”.

In fatto di Comitati, insomma, il Belgio ha ancora molto da imparare.

La Commissione, viceversa, in tema di complicazioni procedurali può forse gareggiare con l’Italia e, infatti, ha trasformato i Comitati addirittura in una scienza: la comitatologia.

Un collegiale saluto.

Stan

La borsa dell’eurocrate

Mia cara Berenice,

la borsa dell’eurocrate è della Carrefour, catena onnipresente qui in Belgio. Una borsa di stoffa, perché quelle di plastica praticamente non si usano. D’altronde, in Belgio tendenzialmente si fa la spesa piccola, senza carrello, col panierino sottobraccio. Al Carrefour si trovano piatti pronti, il concetto di supermercato sfuma in quello di rosticceria e questo, forse, spiega i prezzi salati.

La borsa della Carrefour ha quattro maniglie invece delle due usuali, e sembra abbia le branchie.

Nella borsa dell’eurocrate ci sono una bottiglia di San Pellegrino, che qui costa più della birra, una bottiglia di succo d’arancia da riporre nel frigo comune dell’ufficio, un pacchetto di biscotti e uno di salatini da infilare nell’armadio. I salatini sostituiscono i cracker che tenevo sempre sul mobiletto accanto alla scrivania, al Ministero.

Nella borsa dell’eurocrate c’è un libro usato, “La storia” di Elsa Morante, edizione Einaudi del 1973, acquistato alla solita bancarella del mercato rionale di San Giovanni di Dio. A mo’ di segnalibro, una striscia di carta. Per quanto ci si sforzi, ci si dimentica sempre di mettere qualcosa in valigia, figuriamoci quando un distratto cronico come me deve stipare in due trolley le masserizie necessarie per cinque mesi di inverno.

La borsa dell’eurocrate non è la borsa ufficiale, né quella che gli ha recapitato l’ufficio come dono di benvenuto, contenente i soliti gadget, né quella consegnatagli dalla Direzione Generale Informatica come custodia del computer portatile d’ufficio.

Quest’ultima contiene il portatile, la spina per collegarlo alla presa, il mouse e qualche altro accessorio. Il cavetto per collegare il computer alla LAN lo si trova sulla scrivania. Da qualche parte, dovrebbe esserci anche un lucchetto per assicurare il portatile alla prelodata scrivania, ma non l’ho mai usato. Sembra improbabile che qualcuno possa rubare qualcosa in quegli uffici, ma, come insegna Geremia de’ Geremei, mai confondere l’improbabile con l’impossibile. Del resto al Ministero non hanno forse sottratto, in pieno confinamento, qualche misera chiave per la macchinetta del caffè?

Apri la borsa sul tavolo, dentro la borsa troverai la mia testa che ti saluta.

Stan