Dilemmi morali

Mia cara Berenice,

tu frequenti troppo l’aristocrazia: dove diavolo l’hai trovata una principessa imperiale indocinese? Del resto, è normale che costei – non riporterò il suo nome impronunciabile – sia acida. Ha dovuto subire prima l’Amministrazione coloniale repubblicana francese, poi un regime comunista, infine – quel che è peggio – l’esilio a Miami.

Ti ha accusato di avere “First World problems”, come se lei vivesse ancora nelle sue natie giungle. Spiegale che chiunque viva nel Primo Mondo ha problemi da Primo Mondo.

Io, per esempio, faccio sempre una fatica terribile a trovare giochi decenti per cellulare. Sarei anche disposto a pagare cifre ragionevoli, ma non per prodotti di dubbia provenienza, corredati da recensioni spesso artefatte.

Molti, oltretutto, rivelano di essere a pagamento solo dopo averti fatto giocare i primi livelli. L’inganno che ho subito io è stato di diversa natura. Ho scaricato un videogioco con recensioni ottime e apparentemente autentiche, anche perché pesava solo un paio di centinaia di mega.

Lo provo per qualche minuto e la grafica e la storia sono effettivamente di livello inusitato, come promettevano gli altri utenti. A quel punto, sono andato a sbattere non contro il solito paywall, ma contro la richiesta di scaricare oltre sette giga di dati.

Il mio cellulare, acquistato nel 2020, è ormai quasi pieno. Ha l’alloggio per una seconda scheda che potrei sfruttare per ampliare la memoria, ma mi secca condurre tutta l’operazione, anche affidandola a qualche tecnico.

Dopo una notte di tentennamenti, ho effettuato un’accurata pulizia delle cache e scaricato il pacchetto di dati. Com’è il gioco, alla fin fine? Non lo so ancora, oggi dovevo tradurre un video aziendale.

Suspence!

Stan

L’iPhone disegnato da Gucci per il mercato italiano

Mia cara Berenice,

nell’effimera e fatua estate del 2020, anche il mio cellulare volle ricordarmi la caducità dell’esistenza e mi si sbriciolò improvvisamente tra le mani, mentre ero fuori Roma. Il tempismo era stato perfetto, non solo per la motivazione poetica che ti ho appena esposto, ma per una molto più pragmatica: aspettavo una telefonata importante dall’Ufficio Personale del Ministero, per chiudere la pratica del mio distacco in Belgio. Così, io e gli scout del campeggio ci trovammo accomunati nel riflettere sulle vite dei santi.

Appena tornato in città, acquistai a Trastevere uno Xiaomi, del quale due caratteristiche mi impressionarono favorevolmente.

La prima, l’inesauribile durata della batteria, probabile residuato atomico dell’Esercito Popolare di Liberazione.

La seconda, l’app denominata Temi, che consente di rivoluzionare in pochi minuti la grafica e le icone del telefono, attingendo a un’ampia libreria di temi gratuiti continuamente aggiornata.

Appunto qualche giorno fa, dopo il consueto e volubile cambio di tema, mi sono ritrovato con una grafica minimalista molto chiara, pulita e funzionale, ma che mi suscitava anche una lontana, bizzarra sensazione di déjà vu.

Poco dopo, pur non essendo mai stato un cliente Apple, ho capito. Il tema riproduce in tutto e per tutto la grafica di un iPhone, fino a camuffare il mio Google Chrome da Safari.

Cosa avrà mosso lo sviluppatore? Giuoco o vanità?

Ho sorriso immaginandomi nel fare colpo su qualche americanina a Trastevere.

“Scusami, fino a che ora passa il Tram 3?”

“Il 3 non è longevo come l’8, credo fino alle undici; ma ora, per sicurezza, controllo sul mio iPhone”.

“Quello non sembra un iPhone”.

“Scherzi? Non vedi il display?”

“Ok, ma il modello…”

“Questo è l’iPhone per il mercato italiano: disegnato da Gucci”.

“Ooh…”

Un patetico saluto.

Stan