Va, pensiero

Mia cara Berenice,

stamane, il traffico a ovest del Tevere era letteralmente pietrificato, non so per quale motivo, ammesso che ne serva uno.

Abbiamo fluttuato sull’oceano di auto così a lungo che, all’improvviso, una donna si è messa a cantare canzoni della sua terra natia, mi è parso in portoghese.

Mi è tornato in mente il Prof. B., il mio insegnante di francese delle medie. Quando qualcuno si esibiva in uno strafalcione particolarmente sconfortante, sospirava “Chantons” e intonava qualche canzone francese.

Un caro amico, per commentare il lungo corteggiamento senza speranza di un collega avvocato, usava invece “Un monsieur attendait” di Georges Ulmer.

Nella scena iniziale del film “Tutta la vita davanti” (Italia, 2008) la protagonista, mentre si reca in autobus al lavoro precario in un call center, in un sogno a occhi aperti vede passeggeri e passanti esibirsi in un surreale musical.

Nel ciclo letterario e cinematografico di Don Camillo, il protagonista usa le campane, i megafoni della chiesa e il disco della canzone del Piave per disturbare i comizi comunisti; naturalmente, viene abbondantemente ricambiato con l’esecuzione dell’Internazionale e altri brani proletari.

Nel celebre film “C’era una volta il West” (Italia, 1968) di Sergio Leone, Charles Bronson interpreta Armonica, un pistolero così soprannominato per la singolare tecnica che usa per innervosire gli avversari: “Se lo vedi te lo ricordi, quando dovrebbe parlare, suona… e quando dovrebbe suonare, parla!”

Un fischiettante saluto.

Stan

Parole e suoni

Mia cara Berenice,

un fatto curioso e banale al tempo stesso.

Sono stato alla Casa della Storia Europea, dove – nell’ambito di una serie di iniziative per festeggiare la riapertura dei musei di Bruxelles – erano in programma vari eventi, fra cui un “juke box poetico” (sostanzialmente un recital) a tema ribellione.

Ho ascoltato l’attrice con grande piacere, pur non afferrando in ogni loro sillaba i versi declamati in francese.

Ebbene, quasi a ripagarmi di questo piccolo sforzo, l’ultima poesia era in italiano.

Più che poesia, canzone, “La Lega”, un canto socialista intonato dalle mondine che, all’Italia e al mondo, hanno dato anche le note di “Bella ciao”, inno ufficioso della Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale.

Per il resto, il museo era interessante, anche se, a mio modesto parere, un poco disordinato nell’esposizione.

Ti consiglio di scaricare lo spartito della canzone, in modo da suonarla al piano a tua madre, come Elena Sofia Ricci, ne “In nome del popolo sovrano” (Italia, 1990) intonava “Se il Papa è andato via” di Nicola Piovani in faccia alla nobiltà nera.

Rammenti?

Uno speranzoso saluto.

Stan