Canzone sgangherata

Mia cara Berenice,

la presente va letta cantando. Lascio a te la scelta della melodia, ma ti consiglio “Porta Portese” di Claudio Baglioni.

È venerdì mattina e c’è sciopero dell’ATAC.

Prima del solito mi sono alzato e sono qua.

C’è pure la nebbiolina, sembra di stare in Veneto.

L’8 è già arrivato, anche stavolta il sindacato l’ho fregato.

Siamo a due fermate dal capolinea, ma è già stipato.

Dietro ce ne sono altri due, ma la gente non si fida, tutti accalcati sono qua.

A Viale di Trastevere si scorre più del solito, ieri sera l’ambulanza un intero senso di marcia aveva bloccato.

Con l’aiuto d’i ‘un garzone in grembiule, l’autista aveva fatto retromarcia e s’era immesso nella corsia del tram.

Un signore spiega che anche ai suoi tempi si scioperava, ma era tutto diverso; in cosa, non si sa.

Il lavoro agile è regressivo, il nuovo Ministro ha rassicurato, ma la gente non si fida, tutti accalcati sono qua.

Può essere umido e inquinato, ma quando scendi è sempre una boccata d’aria.

Tre scolaresche escono dalla mostra di van Gogh.

Mattinieri, non ho mai capito perché li mandino a scuola così presto.

Eh, perché i genitori devono andare a lavorare.

In via del Corso il marciapiede è un rigagnolo, devi saltellare qua e là.

Poliziotti in borghese e poliziotti in divisa..

Timbri, aspetti l’ascensore e chiedi per favore se puoi entrare, perché l’ha regola del Covid ancora c’è, o almeno ci sta il cartello appeso.

Un saluto zufolato.

Stan

Simone

Mia cara Berenice,

Simone è un nome importante, un nome di peso.

Simone era il nome originario di San Pietro Apostolo, considerato dalla Chiesa Cattolica il primo dei Pontefici.

Simon Says, nei Paesi anglosassoni, è un gioco per bambini in cui gli ordini di Simone sono legge.

Nel glorioso ’68, ne venne ricavata una canzone dei 1910 Fruitgum Company, seguita a ruota dalla cover italiana “Il ballo di Simone” di Giuliano e i Notturni.

La magia di Simone rimane viva e scintillante come un fuoco fatuo, nei tempi e nei luoghi più impensati, nei contesti – come direbbe un copywriter – dell’urbanesimo contemporaneo.

L’altra sera, per esempio, mi trovavo a bordo della navetta sostitutiva del Tram 8, messa in campo dal Comune a causa di lavori di asfaltatura e rifacimento dei binari che si protrarranno fino al termine del mese.

Tre ragazze erano sedute a triangolo e, benché sia la distanza tra i sedili, sia le mascherine FFP2 scoraggiassero la conversazione, una di loro non si è potuta esimere dal gridare: “Mi chi è Simone?”

“Non saprei,” ha risposto la prima, mentre la seconda si è limitata ad abbozzare con il mento un gesto di ignoranza.

“Perché Elisa ha scritto: Simone mi scrive sempre cose carine… ma si sta sentendo con uno?”

“Non saprei,” ha ripetuto la prima, mentre la seconda si è limitata a increspare la fronte e sollevare leggermente il capo, in segno di ignoranza.

“No, perché se anche lei si sta sentendo con uno, io mi suicido!”

L’autobus ha proseguito la sua corsa, risalendo con l’agilità guizzante di una capra (o di una carpa) il declivio che conduce a Monteverde Nuovo, leggero e semivuoto com’era. La città è parzialmente svuotata dall’ondata di virus, dalle quarantene scolastiche e dal lavoro agile, e così, una volta tanto, l’Azienda Municipalizzata è riuscita a provvedere a un servizio di navette sostitutive adeguato, in cui talvolta il tram è sostituito da due autobus che si inseguono e giocano a rimpiattino.

Sul colmo, la temperatura della limpida giornata invernale si era bruscamente abbassata e le lucine del bar sotto il gazebo del parco brillavano nell’oscurità.

Butta in aria le mani e poi lasciale andar!

Stan

Acqua di vita

Mia cara Berenice,

oggi ho rimesso piede in Vaticano, almeno nella sua appendice di Piazza San Pietro. Confidavo di poter fotografare preti, suore e guardie svizzere in mascherina e non sono rimasto deluso: non biasimarmi, ognuno ha i suoi fetish.

Ricordi la Fontana delle Tiare, proprio di fronte all’Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza? Ebbene, là ho estratto dalla saccoccia con il logo del Ministero l’immancabile bottiglietta d’acqua semivuota, da riempire nuovamente.

Incidentalmente, è la prima volta da settimane che riesco a compiere tale operazione senza fare la fila. La città era semivuota, probabilmente perché questo è il primo fine settimana in cui si possono valicare i confini regionali. È bizzarro perché, essendo prevista l’apertura gratuita dei musei comunali, avevo tentato di prenotare una visita, ma ovunque gli scaglioni predisposti risultavano già saturi. Probabilmente, per questa prima infornata, le Autorità hanno imposto coorti molto ridotte e sparute.

A ogni modo, lo zampillo era talmente ridotto e il riempimento della bottiglietta talmente impercettibile che, a tratti, sospettavo una qualche illusione ottica.

Del resto, l’acqua della Santa Sede non è acqua comune, come insegna l’episodio evangelico di Gesù e della samaritana, da cui il nostro Adriano Celentano ha ricavato una canzone piuttosto orecchiabile: non all’altezza del capolavoro “Adrian”, ma comunque orecchiabile.

Un molleggiato saluto.

Stan