Lo Stretto

Mia cara Berenice,

ti scrivo da quello che viene comunemente chiamato lo Stretto di Messina, pur trovandomi a Reggio Calabria.

Sono sceso con il Treno ad Alta Velocità della solita compagnia, che ha aggiunto questa tratta, per la quale precedentemente ero costretto a ricorrere alle Ferrovie di Stato.

In aggiunta ai due spuntini offerti dall’equipaggio, avevo con me un vassoio di sushi e una confezione di mochi. A Reggio, mi aspettava pizza fatta in casa, anticipatami in forma fotografica.

Il treno si è fermato a Rosarno, tristemente famosa per uno scandalo di caporalato nella raccolta dei pomodori. Successivamente, a Villa San Giovanni, il convoglio si è praticamente svuotato: da Villa, infatti, partono i traghetti per la Sicilia. Reggio, del resto, non è più la sede del Governatorato, spostata a Catanzaro in una delle pagine più nere del pur nutrito carnet della Prima Repubblica. A Reggio, capoluogo morale, ci furono violente sommosse, con l’intervento dell’estrema destra e dell’esercito.

Mi avevano avvertito di non abbigliarmi troppo da turista tedesco, perché la primavera quest’anno è una fanciulla timida ed esitante. Il cielo è lattiginoso, l’Etna una silhouette incerta, ma il cuore ardente del vulcano e dei calabri è incorrotto.

Buona Pasqua.

Stan

Linee di posta

Mia cara Berenice,

mi spiace averti deluso rispondendoti solo ora, come mi spiace deludere tua madre rispondendoti dopotutto. Il fatto è che la tua ultima mi è stata recapitata, nell’albergo delle Calabrie in cui mi trovo, solo stamattina. Sono certa che non metterai minimamente in dubbio la veridicità della mia affermazione, visto che proprio da queste parti hai avuto quella brutta disavventura durante il tuo Gran Tour, mentre ti dirigevi alla Valle dei Templi dopo aver visionato (e riprodotto magistralmente nei tuoi schizzi) i Bronzi di Riace.

Fuori dalla giurisdizione del Regio Imperial Governo, non sempre le linee di posta sono impeccabili e, disgraziatamente, tale giurisdizione non si estende più all’Italia, né direttamente né indirettamente.

Comunque eccomi qui, satollo, screziato di sole e pronto a riprendere, domani, il treno per Roma. Siamo stati infatti richiamati in servizio, repentinamente e con effetto immediato, da una circolare diramata un torrido venerdì sera.

A differenza dei Comitati di rappresentanza, non oso lamentarmi, anzi posso solo sperare che la situazione epidemiologica resti stabile o migliori, quando invece dà preoccupanti segni di cedimento in tutta Europa. Leggo che anche l’Austria non è immune da questa tendenza e ha ripristinato controlli severi alle frontiere.

Tua madre è poi andata nel Bosforo come aveva annunciato? Mi terrorizza immaginarla costretta a una lunga quarantena e a dolorosi e invasivi tamponi, una signora della sua schiatta. Confido peraltro che i componenti dell’aristocrazia, o almeno quelli di sesso femminile, vengano sollevati da queste indecorose corvée.

Uno speranzoso saluto.

Stan