La macchinetta del caffè dell’Ufficio del Primo Ministro

Mia cara Berenice,

che la macchinetta del caffè sia un affare dannatamente serio e insidioso lo proclamava già il nostro Fantozzi, nelle celebre scena in cui l’infernale HAL 9000 si incamerava senza alcun corrispettivo i soldi del ragioniere, salvo servire immediatamente dopo lo champagne a un dirigente.

Le macchinette dell’Ufficio del Primo Ministro, oltre a essere riposte nelle pieghe della geometria trapezoidale e vagamente metafisica del palazzo, offrono un’ampia gamma di prodotti e ben tre opzioni di pagamento che si biforcano ulteriormente, come vedrai.

Si possono usare le comunissime monetine, ma non se ne hanno sempre in tasca e, comunque, la macchina non dà resto.

Si possono infilare le chiavette ricaricabili, ma per averne una occorre intercettare uno degli addetti della ditta, silenziosi come ninja e amanti degli orari antelucani.

Infine, c’è l’app, che aggancia distributore e cellulare tramite il codice QR stampigliato sulla macchina o visualizzato sul display. È l’opzione migliore, ma con un paio di caveat. Ogni tanto, inspiegabilmente, non funziona: in quei momenti, il codice QR scompare dal display, mentre quello stampigliato risulta inesistente.

Inoltre, sia per ricaricare il portafoglio con la carta di credito, sia per effettuare l’acquisto occorre ricordarsi di disattivare la wi-fi istituzionale, troppo debole in molti punti dell’edificio.

Infine, bisogna essere avvertiti dell’esistenza di due procedure diverse. Per acquistare una bevanda calda, la si seleziona e poi la si paga scandendo il codice QR; per qualunque altro prodotto, il codice va scandito prima di selezionare l’articolo sul tastierino virtuale.

Adottate queste precauzioni, si potranno scegliere le miscele più variegate e alcune macchinette, in attesa dell’erogazione del prodotto, ti intratterranno con le notizie del giorno o un videogioco.

Un sibilante saluto.

Stan