Bambini

Mia cara Berenice,

all’incrocio di sette strade, la passata Amministrazione comunale ha ricavato una grande isola pedonale pavimentata, con alberi, giochi per i bambini e un chiosco che distribuisce gratuitamente acqua. È stata una dura lotta contro chi, per i motivi più svariati, si opponeva al progetto di riqualificazione.

Ora, tutti sembrano soddisfatti, di certi lo sono i bambini che si contendono altalene e scivoli. Numerosi, anche se mai quanto nel parco davanti casa mia, dove ronzano a sciami.

Domenica, a cena a casa di amici, G. ricordava di avere visto una vera, autentica profusione di bimbi solo nei Territori palestinesi. Io ho ripensato al Venezuela. Non a Caracas, dove comunque le famiglie erano più numerose che in Italia, ma fuori, nella campagna brulla, bambini seduti nei cortili o nei cassettoni dei pickup, con una strana e paradossale aria di troppa libertà e tempo libero, di troppo assidua ed esclusiva frequentazione dei loro coetanei, senza alcuna supervisione di adulti, di noia opaca su quella terra color ocra.

Dell’inverno demografico italiano (la locuzione “inverno demografico” è ormai diventata un topos, come “Era dai grandi occhi bovini” nei poemi omerici) si occupa diffusamente anche la stampa, si sono perfino convocati degli Stati Generali, evidentemente senza che la Rivoluzione Francese abbia insegnato la pericolosità di tale mossa.

Il tema, del resto, è esplosivo. La destra è sempre tentata di buttarla sul moralistico, al che la sinistra risponde a muso duro chiedendo più diritti per donne, madri e lavoratrici. Un po’ come i due bambini che, in questo preciso istante, si stanno prendendo a pizzoni sull’altalena.

Un inerte saluto.

Stan