Mia cara Berenice,
oggi il cielo è grigio, letteralmente grigio.
Ho sempre sospettato di essere vagamente meteoropatico – come tutti, per citare Sciascia -, ma oggi, stranamente, non avevo voglia di uscire e camminare.
L’ho fatto comunque e ora sono al parco, tra abbondanti foliage e cinofilia. Tra poco mi alzerò dalla panchina e proseguirò verso il laghetto giapponese: sotto questo cielo, un haiku è di prammatica.
Sembra che nei prossimi giorni finalmente pioverà e abbondantemente. Dopo mesi di siccità, le gocce di pioggia luccicano come le palline dell’albero di Natale alla vista dei bimbi, una promessa di indefinita meraviglia.
Poi, al terzo giorno di maltempo, sarà come scartare i regali e cominceremo a lamentarci: della pioggia, di quanto poco Roma la regga, etc.
Com’era quella canzone di Natale che cantate voi?
La pioggia salvifica dei raccolti sarà come un elaborato, pomposo, ingessato e ostentato veglione di capodanno: fastidioso, ma segno tangibile che abbiamo tirato avanti ancora un po’.
Salverà il radicchio di Treviso, lungo lucente ed eburneo, impennacchiato di rosso, dolce a crudo, sulla griglia o al forno, gratinato o avvolto nella toga pretesta della pancetta.
Dolcezza.
Stan