Apprendistato

Mia cara Berenice,

si è conclusa oggi una settimana importante per il mio ufficio, la Settimana europea della formazione professionale. Non starò ad annoiarti con i dettagli tecnici, salvo che per uno.

Ho appreso che, in molti Paesi europei, chi si iscrive a una scuola professionale stipula un contratto di apprendistato con un’impresa, alternando giornate di lavoro e di frequenza scolastica.

Anche in Austria funziona così? In Italia no. Vi è solo prevista, e da poco, una più modesta Alternanza Scuola Lavoro, più breve, non continuativa e giuridicamente lontana dal contratto di apprendistato.

Quando ancora lavoravo a Venezia, il Professor Z. mi coinvolse nei lavori dell’Università sul patrimonio culturale immateriale, oggetto di una Convenzione UNESCO adottata nel 2003 e ratificata dall’Italia nel 2007.

Visitammo la bottega dell’ultimo artigiano rimasto in Venezia a scolpire nel legno le forcole, ossia le scalmiere su cui poggia, fa perno e ruota il remo della gondola. Vere e proprie sculture, fra le più complicate che esistono, perché devono essere plasmate secondo lo scafo della singola gondola, a sua volta asimmetrico per adeguarsi alla voga a un solo remo. Talmente è preziosa la forcola che il gondoliere, smontando dal servizio, smonta anche la scalmiera e se la porta a casa.

Arrivò, inevitabile, la domanda di rito: “Come ha cominciato a fare questo mestiere?”

Impassibile, l’artista – artigiano sarebbe riduttivo – ci raccontò di essersi presentato, ancora bambino, nella bottega del suo predecessore, chiedendo di essere assunto come garzone: gratuitamente, s’intendeva. La generosa offerta venne accolta da un rifiuto sprezzante, a cui il ragazzetto rispose restando accoccolato, tre giorni e tre notti, tra i trucioli di legno del laboratorio, finché il titolare, spazientito, gli grugnì in malo modo di mettersi al lavoro una buona volta.

No, mia cara, non intendo moralizzare né cantare la bellezza del lavoro manuale, io che quest’estate, pelando patate, mi sono quasi amputato una mano.

Come sempre, è una questione di estetica. Certe storie sono belle, perfino se le racconto io.

Un umile saluto.

Stan