La ritirata di Russia

Mia cara Berenice,

in una mia precedente, ti avevo già parlato del Corpo degli Alpini, la cui Associazione Nazionale è ramificata e onnipresente soprattutto al Nord, prestando assidui e indispensabili servizi di volontariato e protezione civile.

Ogni anno, il Corpo o l’Associazione organizzano un’Adunata Nazionale in una località italiana diversa. Quella di quest’anno a Rimini, coincidente con il 150° Anniversario del Corpo, risulta patrocinata dall’Esercito, dall’Associazione, dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia di Rimini, dall’omonimo Comune e dalla Repubblica di San Marino, ed è stata funestata da una pioggia di denunce di molestie sessuali.

Prevedibilmente si è innescato, sulla stampa e nell’agone politico, il solito dibattito ossessivo e malsano – la questione esiste ed è di pubblico interesse, ma appunto per questo il relativo dibattito è sano in tanto in quanto contribuisca a risolverla. Essso ha avuto almeno il merito di riportare la mia attenzione su una Legge recentissimamente approvata a cui non avevo prestato la dovuta attenzione, pur stigmatizzandola distrattamente per il contenuto provvedimentale, da decreto ministeriale o protocollo d’intesa.

Parlo della Legge n. 44 del 5 maggio 2022, recante “Istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini”.

Tale giornata si festeggerà il 26 gennaio “al fine di conservare la memoria dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la seconda guerra mondiale, nonché di promuovere i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale”.

Nella citata battaglia, combattuta il 26 gennaio 1943 in Russia, il Corpo d’Armata Alpino e in particolare la Divisione Tridentina sfondarono l’accerchiamento dell’Armata Rossa, consentendo ai superstiti di rientrare in patria e impedendo almeno il completo annientamento del Corpo. Per ulteriori dettagli, ti allego la scheda ufficiale dell’episodio compilata dal Ministero della Difesa.

Bene, non sono certo schiavo del politicamente corretto, ma forse il Parlamento ha avuto un’idea infelice. Dal punto di vista strettamente militare, le truppe italiane in Russia combatterono eroicamente in rapporto agli scarsi e scadenti mezzi a loro disposizione e alle forze del nemico – ma non è un orgoglio nazionale mandare allo sbaraglio nella steppa dei soldati che, tecnicamente, restavano forze d’invasione.

Sarebbe interessante sapere se esista un nesso tra la calendarizzazione e l’approvazione di questa Legge e la crisi in Ucraina.

Un perplesso saluto.

Stan

Il Corpo degli Alpini

Mia cara Berenice,

questa lettera, come richiesto dal Ministero della Cultura Popolare, sarà preceduta da un cinegiornale.

Sua Eccellenza il Primo Ministro Segretario di Stato Prof. Mario Draghi ha revocato l’incarico di Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid al Prof. Domenico Arcuri e ha nominato al suo posto il generale Francesco Paolo Figliuolo. Proveniente dall’Artiglieria da Montagna, Figliuolo ha al suo attivo comandi ricoperti in Kosovo e in Afghanistan, anche in ambito NATO.

Come puoi desumere dall’accenno all’Artiglieria da Montagna, Figliuolo appartiene al Corpo degli Alpini, le cui origini si fanno risalire a un Regio Decreto del 1872. Il Corpo nasce, come è facile immaginare, con il compito di difendere i valichi alpini e ricoprì un ruolo di primo piano durante la Grande Guerra, combattuta in gran parte sulle creste montane contro l’esercito austro-ungarico.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli alpini parvero una scelta naturale per l’Armata Italiana in Russia (ARMIR). Dovevano combattere sulle montagne del Caucaso, si trovarono nella piatta steppa a difendere i fianchi tedeschi lungo il Don, a Stalingrado. Nonostante la collocazione geografica loro poco congegnale e, soprattutto, un’attrezzatura e un armamento totalmente inadeguati, gli alpini si batterono con un valore che non impedì loro di farsi decimare durante la disastrosa ritirata seguita allo sfondamento da parte dell’Armata Rossa. È tuttavia apocrifo l’Ordine del Giorno a firma di Stalin che li avrebbe dichiarati unico corpo dell’Asse imbattuto in terra di Russia.

Il massacro degli alpini contribuì in modo significativo a distruggere la residua popolarità del regime fascista. Il Corpo è sempre stato, infatti, molto amato: ancora oggi, per forte ethos, presenza capillare sul territorio soprattutto in alcune regioni e massiccio impegno nel sociale. Il ruolo avuto dagli alpini nella storia del fascismo rende particolarmente assurdo il saluto romano recentemente effettuato da alcune persone con il cappello piumato del Corpo, durante una cerimonia commemorativa delle vittime delle foibe.

La nomina del generale Figliuolo, viceversa, è di ottimo auspicio. Poco importa che, al Circolo Ufficiali, Figliuolo, ancora giovane tenente, venisse motteggiato per l’abitudine del cappellano militare di chiamarlo, appunto, “figliuolo”. Certo che me lo sono inventato. Certo che non fa ridere.

Un saluto militare.

Stan