Mia cara Berenice,
sugli schermi italiani attualmente danno “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino (Italia, 2021), che pianta a terra il totem di Diego Armando Maradona per erigerci intorno una variopinta scenografia partenopea, sul cui sfondo danzano il solito Toni Servillo e Luisa Ranieri.
Non ero intenzionato a vederlo.
Di Sorrentino ho apprezzato soprattutto le prime opere, in particolare “Le conseguenze dell’amore” (Italia, 2004), “L’amico di famiglia” (Italia, 2006) e “Il divo” (Italia, 2008), pur non disdegnando “Loro” (Italia, 2018).
In generale, non sono per nulla appassionato di sport.
Tuttavia, in mensa due colleghi hanno decantato la pellicola di Sorrentino con tale sincero e argomentato entusiasmo da farmi mutare parere.
Del resto, di Maradona avevo già apprezzato il coraggio di farsi ritrarre, in pieno decadimento fisico, in un altro film di Sorrentino, “Youth – La giovinezza” (Italia, 2015).
Devo ammettere, inoltre, che mi ha in qualche misura colpito la notizia del ritiro di Valentino Rosso, l’unico che, ai tempi epici dei duelli con Sete Gibernau, è riuscito a farmi guardare qualche gara di MotoGP.
Ho poi un debito eterno nei confronti dell’ex sciatore Alberto Tomba, alla cui interpretazione attoriale dobbiamo una gemma cinematografica come “Alex l’ariete” (Italia, 2000). La sinossi selezionata da Google recita: “Un poliziotto specializzato nello sfondamento delle porte e amante del risotto con le erbette tenta di salvare una avvenente ragazza dal nome improponibile coinvolta in un giro più grande di lei”.
Per altre vie, la campionessa di pattinaggio sul ghiaccio americana Tonya Harding, divenuta celebre per la gambizzazione della rivale Nancy Kerrigan, ci ha regalato il film “Tonya” (USA, 2017) con Margot Robbie.
Come dimenticare, infine, la sua collega finlandese Kiira Korpi che, agli Europei del 2010, si esibì in un costume da poliziotta per poi strapparselo di dosso a metà numero, scoprendo un abito di scena nero.
Un esultante saluto.
Stan