Mia cara Berenice,
tutte le strade portano a Roma e qui si svolgerà, domenica, l’ultima tappa del Giro d’Italia, lungo un percorso che si snoderà tra EUR, Ostia e Fori Imperiali. Mio padre mi ha chiamato qualche sera fa, invitandomi entusiasticamente ad assistere. Il ciclismo, sua grande passione, è molto sentito al Nord e in particolare in Veneto, a ridosso delle prestigiose tappe alpine sulle Dolomiti. Ricordo ancora quelle nella città dove sono cresciuto, con la gente che esce dai negozi e dagli uffici, in particolare un ottico sfavillante nel suo camice bianco, le braccia conserte, sotto i portici del centro storico. Le polemiche di contorno, affettuose, nient’altro che una versione contemporanea della leggenda popolare: “Almeno, quando passano i ciclisti, rifanno l’asfalto e le aiuole… fanno ogni anno la salita del ristorante Tale, perché il titolare è amico del Governatore… l’elicottero della TV non ha nemmeno ripreso la scritta che avevano fatto gli alpini…”
Spero domenica di essere in città, per esaudire i desiderata di mio padre e per fare un piccolo test. Mi chiedo cioè se l’atmosfera a Roma sia la stessa. Non dico che ci sia disinteresse per il ciclismo, ma certamente il caos in cui la tappa precipiterà la città non disporrà bene gli animi e si presterà a polemiche più sincere. Qui all’Ufficio del Primo Ministro è già stata diramata una circolare di avviso del Mobility Manager con la seguente delicata, eufemistica frase: “Sotto il profilo della viabilità, sono previsti divieti di sosta e chiusure ad ampio raggio”.
Stamane, in ufficio, qualche collega paventava anche il rischio posto ai ciclisti da pavimentazione stradale accidentata e sampietrini del centro storico. Un caro amico, venuto appositamente dall’Inghilterra per correre la Maratona di Roma, disse che il traguardo ai Fori Imperiali gli aveva confermato la capacità di Roma di “farsi perdonare tutto”… ma lui non aveva la bicicletta.
Un curioso saluto.
Stan