Mia cara Berenice,
oggi mi sono svegliato prima del solito, ma non così tanto da poter andare a leggere a Villa Pamphili; mi sono così sistemato nel tavolino del giardino. La giornata era splendida e i bambini dell’asilo e della scuola elementare, dall’altra parte della strada, facevano un gran baccano… fortunatamente.
Qualche sera fa, in Veneto, ero a cena con il lato materno della famiglia. Mia cugina rimpiangeva il confinamento ai tempi della pandemia e anche mio zio ricordò di aver assaporato a fondo, durante una trasferta di lavoro, le piazze romane vuote. Tagliai corto la discussione con quattro semplici parole: “Roma è la caciara”.
Davanti alla scuola e all’asilo c’è un largo di cui non mi è chiaro lo statuto giuridico. Sembrerebbe una via pubblica a tutti gli effetti, ma è chiuso su tre lati da cancelli che, a una certa ora della sera, vengono accostati, ma non chiusi. In tal modo, il largo resta fruibile per partite di calcio e cricket che, spesso, si protraggono fino a notte inoltrata. La cosa scatena lamentele, soprattutto nei mesi più caldi quando si dorme con le finestre aperte; credo sia stata presentata addirittura una petizione in proposito – senza la mia firma, naturalmente. A dimostrazione che la caciara è lo stato naturale di Roma, la scorsa estate nel largo è stata installata addirittura l’ennesima arena estiva, con tanto di potenti casse. Spero che quest’anno replichino e proiettino film particolarmente rumorosi.
Un rauco saluto.
Stan