La base

Mia cara Berenice,

il concetto di base è utilizzato sia nella strategia militare sia nella psicologia: la base sicura, la base assediata…

Torni a Roma in treno, ti è stato assegnato il posto accanto al finestrino e sei riluttante ad alzarti per non disturbare il vicino, oltretutto gentilissimo – mi ha aiutato spontaneamente a scaricare il trolley dalla cappelliera. Il sedile è una base assediata.

Scendi finalmente a Termini e la trovi affollata come mai l’avevi vista. Il treno diventa, retrospettivamente, una base sicura.

Raggiungi faticosamente Piazza Venezia, sali sull’8, ti senti avvampate prima per il caldo paludoso, poi per la folla. L’angolo in cui ti sei incuneato con il trolley è una base assediata.

All’altezza della Stazione di Trastevere, comincia a grandinare e piovere a dirotto. In un drastico rovesciamento di fronte, l’autobus diventa una base sicura e così la casa, dopo che ti ci sei infilato in fretta e furia con tutte le masserizie.

Dopo qualche ora, però, continua a piovere a catinelle e comincia a seccarti lo startene murato come la monaca di Monza. Il divano, base sicura per eccellenza, si tramuta in base assediata.

È un po’ come quando, a Vienna, i cadetti invitano te a ballare la quadriglia. Sono dei bambocci ed è un ballo idiota, ma almeno sai che non chiederanno la tua mano.

Un saluto dalla feritoia.

Stan

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