Mia cara Berenice,
trasferta in Veneto, tempo di aperitivi. Io arrivato per San Marco e la Festa dei Lavoratori, il mio amico di Londra per il May Day e l’incoronazione di Re Carlo III. Incontro fissato in uno storico borgo, porta per le Alpi.
Parto da casa e, quasi subito, mi trovo bloccato nel traffico. Un ingorgo davanti alla Stazione Ferroviaria del tutto inspiegabile, dal momento che davanti a noi non c’era nessun semaforo, ma esclusivamente rotatorie, come usa in Veneto. Sulla parallela era in corso uno spettacolo di tamburini e sbandieratori, ma, alla luce della disposizione delle strade, non c’era alcun nesso logico con il serpentone di auto.
È molto probabile, naturalmente, che mi sia sfuggito qualcosa, io stesso ho ipotizzato che le rotatorie ricavate da quelli che erano incroci semaforici fossero troppo minuscole e quindi congestionate oppure che involontariamente privilegiassero il flusso proveniente da strade in cui i veicoli potevano prendere più velocità e quindi imboccare la rotatoria in modo più aggressivo.
Tuttavia, la letteratura scientifica riconosce che, a volte, gli ingorghi non hanno alcuna vera ragione. Esiste perfino una locuzione inglese, “phantom traffic jam”, letteralmente “ingorghi fantasma”. È come se, di punto in bianco, il grande serpente urbano si impigrisse e si adagiasse su una delle sue spire squamose.
Un saluto a colpi di clacson.
Stan