La terza dolore e spavento

Mia cara Berenice,

teoricamente, la società contemporanea dovrebbe essere tra le meno classiste, ma le compagnie ferroviarie restano tenacemente aggrappate al mito dell’Orient Express.

I treni locali hanno due classi. La prima, piuttosto costosa e pressoché priva di servizi aggiuntivi, garantisce tuttavia il posto a sedere sulle tratte affollate. Non ho mai conosciuto nessuno che la usasse, a eccezione di un tenente della Finanza.

I Treni ad Alta Velocità, o almeno quelli della compagnia che uso io, hanno quattro classi. Per far dimenticare quanto sia ottocentesca una simile tassonomia, si miscelano innocui provincialismi con accattivanti anglicismi: Salottino, Executive, Prima, Smart.

Nel Salottino non ho mai messo piede, me lo immagino con tavoli di mogano, controtavola di pizzo di San Gallo, servizi buoni del tè di metallo ossidato, tappezzerie polverose e quadretti di Padre Pio inghirlandati d’ulivo secco.

L’Executive l’ho usata una volta in cui avevo accumulato una messe di punti fedeltà. Ti danno un caffè espresso, un giornale e un pessimo tablet; quando sali, una hostess ti saluta accanto alla scaletta.

In Prima, dove viaggio di solito, ti danno spuntini dolci e salati; il caffè è solubile.

In Smart, che sarebbe la seconda o economica, ti siedi e basta, ma ci sono più giovani viaggiatrici.

Un puntiglioso saluto.

Stan

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