Consumer unsatisfaction

Mia cara Berenice,

sono dispostissimo ad ammettere che il mio carnet di abbonamenti alle piattaforme digitali è, per i parametri sociali di questo tempo, oltremodo scarno.

Eppure, anche se fossi in possesso delle sottoscrizioni possedute dall’utente medio, non potrei comunque vedere “Honor Society” (USA, 2022) e così Angourie Rice, deliziosa giovane attrice dal nome mangereccio, nei panni di una liceale ossessionata dal successo al punto da sedurre l’unico rivale che si avvicini alla sua media. Il film, infatti, è disponibile in Italia solo su una piattaforma davvero di nicchia e non può essere noleggiato e nemmeno acquistato senza sottoscrivere il relativo abbonamento. Certo, potrei usufruire della settimana di prova, vedere il film e poi esercitare il diritto di recesso, ma sono sotterfugi da zotici.

Lo stesso problema, vera peste del secolo, si pone con le influencer, quando, rastrellato un certo seguito, cominciano a pubblicare solo foto di cani e paesaggi. Rivuoi le foto scattate in spiaggia o con l’ultimo completino regalato loro da Shein? Devi abbonarti e ognuna usa una piattaforma diversa. Una delle più diffuse non accetta pagamenti in valuta avente corso legale ed esige che si cambino i dollari o gli euro nella sua valuta interna, quasi fosse uno Stato indipendente. Le influencer francesi, manco a dirlo, hanno il loro portale autarchico.

Un poco di standardizzazione sovietica, insomma, non farebbe male.

Un saluto sottolineato da triplice timbratura.

Stan

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