Io c’ero

Mia cara Berenice,

restare a Roma per Pasqua ha anche dei benefici – restare a Roma, per essere più precisi, ha sempre dei benefici.

Ieri sera, per la prima volta in tanti anni, sono stato alla Via Crucis al Colosseo, dove, assente Sua Santità, i veri protagonisti sono stati la guerra in Ucraina e il braccio meccanico telescopico della telecamera della TV di Stato che guizzava sulle teste di fedeli e spettatori, così vicino che eri tentato di sollevare una mano e toccare l’obiettivo, nel breve istante prima che schizzasse nuovamente via.

Quella danza frenetica da fuoco fatuo con la croce fiammeggiante sullo sfondo coreografava involontariamente questi giorni di timori per l’intelligenza artificiale, tra bandi delle Autorità, appelli per moratorie e risposte sinistre disegnate sugli schermi dai chat bot.

Se un giorno scoppierà la guerra contro le macchine, io potrò dire di essere stato un precursore. Io c’ero, quando le macchine si misero a ballare. Prima della guerra contro gli androidi, prima della guerra tra umani in Ucraina, prima della pandemia.

Era la fine del 2019 o l’inizio del 2020, a qualche settimana dalla prima quarantena, quando fui invitato a uno spettacolo nel principale teatro di Monteverde Vecchio. I ballerini danzavano in cerchio intorno a un braccio meccanico confitto al centro del palcoscenico che rispondeva con goffi movimenti smozzicati, da moncherino. I primi vagiti dei robot.

Spettatori e ballerini, in seguito, si trovarono d’accordo sul fatto che l’idea era stata poco azzeccata.

Un saluto da anziano reduce.

Stan

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