Mia cara Berenice,
come quei chierici che, stanchi della teologia e degli arzigogoli dei seminari, si fanno inviare in missione nelle colonie, anche io, chiusa la parentesi mistica pasquale, torno a immergermi nelle strade di Roma.
Lungo via O., una trafficatissima via di negozi rimasta affollata anche durante la pandemia, due gentiluomini hanno fermato le loro auto in piena carreggiata e sono scesi a scambiarsi pesanti insulti per un parcheggio. In nessun momento della tenzone il loro cavalleresco aplomb è stato scosso dalle sollecitazioni dei clacson. Concluso il duello dialettico, a dimostrazione che si trattava di due avventurieri amanti della pugna in quanto tale e non per la preda, sono ripartiti entrambi senza posteggiare affatto.
Poiché peraltro le strade della capitale non conoscono via di mezzo tra il ridicolo e il sublime, si è verificato poco dopo un evento di segno opposto, ma ancora più incredibile.
Come già credo di averti scritto, il servizio del Tram 8 è stato interrotto per sostituire i binari; ciò dall’estate scorsa e nessuno, men che meno l’ATAC o il Comune, può sapere per quanto. A onor del vero, è stato predisposto un servizio di navette davvero eccellente che ha come unico sgradevole effetto collaterale una certa ansia; infatti, avvicinandosi alla fermata, capita talmente spesso di trovare l’autobus in arrivo o già fermo, da essere portati a correre affannosamente.
Ebbene, una graziosissima ragazza bionda si è posizionata a cavallo tra porta dell’autobus e marciapiedi, in modo da trattenere il mezzo e consentirmi di salire, guardandomi e sorridendomi. Davo per scontato che alle mia spalle ci fosse qualche suo amico, ma, salito, ho dovuto constatare di essere solo. Le ho scoccato un ringraziamento a fior di labbra ed ella, ormai seduta, mi ha sorriso di nuovo.
Non dico che tu non sia altrettanto gentile con me; dico solo che, almeno in un’occasione, mi hai dato lo scudiscio sulla guancia.
Un dolorante saluto.
Stan