Salotto romano

Mia cara Berenice,

la stampa fa talvolta riferimento ai salotti romani, ovattate e sontuose stanze in cui uomini d’affari, politici e cardinali veleggiano con flute di champagne e tartine in mano, determinando i destini politici, economici, perfino culturali e antropologici del Paese.

Ebbene, mia cara, non posso negarlo: i salotti romani esistono.

Ieri, per esempio, ero in tram quando, all’altezza di Trastevere, sono saliti una donna e un ragazzo; il ragazzo si trascinava dietro un’enorme poltrona parzialmente imballata, l’ha posizionata al centro del veicolo e vi è sprofondato voluttuosamente, suggendo una voluminosa bottiglia di birra.

A stretto giro, un uomo ha dato di matto contro l’autista che aveva chiuso la porta letteralmente in faccia alla moglie con il passeggino.

Nel frattempo, sulla pista da ballo impazzava il nuovo gioco ridente dei salotti romani, importato dal Nord Europa. Devi sapere che, fino a poco tempo fa, sui mezzi ATAC erano installate due obliteratrici gialle, una in testa e una in coda. Recentemente, quella di testa è stata sostituita con un’analoga macchinetta color vermiglio, la cui funzione è fare il biglietto tramite carta di credito o Bancomat. Ecco dunque il turista salire, frugarsi nei tasconi o nel marsupio, estrarre il biglietto cartaceo stropicciato faticosamente piatito da un’edicola o una tabaccheria e cercare in tutti i modo di obliterarlo alla macchinetta vermiglia. I tentativi proseguono, rigirando il biglietto e passandolo da ogni angolazione, finché qualcuno non gli indica la macchinetta gialla esattamente dalla parte opposta del mezzo, quasi sempre affollato. Non si può negare che si tratti di uno stratagemma ingegnoso e sconcertante. Ricorda i giochi d’acqua con cui a Versailles i Re di Francia in parte intrattenevano, in parte umiliavano l’aristocrazia e gli ospiti.

La prossima volta che scendi a Roma, ti farò salire sul tram alla testa di una pariglia di cavalli lipizzani, a cui far compiere le più eleganti evoluzioni in onore dell’autista e della severa giuria di pungenti signore trasteverine.

Giddap!

Stan

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